Da ministro degli Affari regionali nel governo Draghi, Mariastella Gelmini, si era già occupata del titolo V della nostra Carta e delle possibilità di aumentare le competenze delle Regioni. In Senato, a differenza del gruppo di Azione in cui milita, ha votato a favore della legge Calderoli che ora è diventata legge. E sulla quale il partito ha annunciato che raccoglierà le firme per fermarla.
Cosa pensa del referendum?
«Azione è un movimento dove c'è ampia libertà. Le posizioni sono differenti. Il gruppo si è astenuto a Palazzo Madama mentre io ho votato a favore. Non mi sarei aspettata, però, l'adesione a quel campo largo che chiede addirittura il referendum abrogativo».
Lo vede come una minaccia?
«Voglio sperare che non accada. Non è la migliore delle leggi possibili ma il dibattito sui contenuti del provvedimento è viziato da eccesso di ideologia e Azione non si può accodare a questo approccio ideologico».
Si parla di rischi per la democrazia. Almeno dal campo largo agitano questo spauracchio.
«Pericolo francamente inesistente. Azione è nata per sconfiggere lo scontro ideologico che prescinde dai contenuti e dal merito dei provvedimenti. Vedere quindi che oggi Azione potrebbe far gruppo con Bonelli, Fratoianni e Santoro per bocciare la legge mi fa dissentire».
Molti osservatori la danno in uscita da Azione.
«Il risultato elettorale non è stato positivo ma la mia adesioen ad in Azione non è in discussione. Le elezioni sono state segnate dall'astensionismo. Serve più che mai lavorare per rafforzare il centro».
Il ddl Calderoli viene definito lo «Spacca-Italia».
«Le diseguaglianze ci sono già, confermate dai soldi ricevuti dall'Europa con il Pnrr. Il dibatto però non è partito dall'analisi del titolo V della Costituzione. Non si è entrati nel merito, altrimenti si sarebbe iniziato a parlare delle cose da correggere proprio del titolo V per arrivare a un corretto approccio sull'autonomia».
Cosa c'è da correggere nel titolo V?
«Energia e grandi infrastrutture devono rimanere in capo allo Stato. Le ultime emergenze ce lo hanno dimostrato».
Perché considera corretta l'impostazione della norma?
«C'è un signore che si chiama Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale, che ha lavorato a questo testo. Tutto il suo lavoro, che rappresenta un passo avanzato rispetto alla legge quadro che io stessa, da ministro, avevo immaginato, non è stato nemmeno preso in considerazione dall'opposizione».
Da costituzionalista sicuramente Cassese non ha agito contro la Carta.
«Al contrario. I Lep sono già in Costituzione, dove l'articolo 116 già parla della possibilità di attribuire autonomia alle regioni sulla base di accordi con lo Stato. Il punto è finanziarli».
È proprio sui Lep, però, che l'opposizione punta l'indice. Questa legge non li indica e non dice nemmeno quali sono le coperture economiche.
«La definizione dei lep è stata fatta; il problema è che Calderoli avrebbe dovuto almeno iniziare a finanziarli».
Però, come sostengono molti in Forza Italia, a partire dal governatore della Calabria Occhiuto, i lep andavano finanziati prima del voto.
«Su questo sono d'accordo. Calderoli avrebbe fatto bene a dare un segnale concreto. Per fortuna un emendamento di Azione, poi votato anche dalla maggioranza, ha reso vincolante l'individuazione e il finanziamento dei lep per il via libera all'autonomia».
Quindi questa legge per il momento rimane soltanto un'indicazione di principio?
«Senza risorse non succede nulla. Ecco perché questo scontro ideologico mi fa cadere le braccia: dimentica che i lep sono una conditio sine qua non per attuare l'autonomia. Perché stressare l'opinione pubblica dando la sensazione di una divisione Nord-Sud e di un pericolo imminente, quando il tutto è subordinato ai lep? Il vero rischio di questo Paese è la recessione, la mancata crescita, lo sperpero delle risorse pubbliche
Cosa accadrà quando saranno definiti e finanziati i Lep?
«Si passerà dalla spesa storica ai costi standard e quindi si introdurrà efficienza e trasparenza della spesa al
Nord quanto al Sud dando ai cittadini la possibilità di valutare le prestazioni. La verità è che la sinistra preferisce gridare a un pericolo che non c'è anziché mettere mano a un percorso già previsto dalla Costituzione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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