Il Parlamento frettoloso fa le leggi cieche. Se poi di mezzo ci sono i ricatti elettorali dei partiti - Cinque stelle su tutti - gli italiani (non) possono stare tranquilli. La situazione è grave ma non seria, diceva Ennio Flaiano. Il dl Aiuti ter è ostaggio dei veti incrociati dell'ormai ex maggioranza Draghi. «Mi pare che le forze politiche che hanno governato insieme non abbiano il senso della realtà», dice il capogruppo Fdi alla Camera Francesco Lollobrigida. Per trovare l'intesa politica serve tempo, fuori dalle commissioni del Senato è in corso una trattativa tra gruppi parlamentari e governo per trovare una quadra ecco perché l'arrivo del provvedimento a Montecitorio è slittato a giovedì 15 settembre e va votato entro l'11 ottobre altrimenti decade. «Un ritardo inaccettabile, anticipiamo almeno a martedì 13», dicono le ministre calendian-renziane Elena Bonetti, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini.
Massì, adagio con calma. Mentre la Germania ha trovato subito 65 miliardi cash per salvare il Paese e aiutare i tedeschi a pagare le bollette anche grazie a una tassa sugli extraprofitti delle aziende energetiche. Una norma che da noi è altamente a rischio incostituzionalità, facilmente aggirabile e - dove applicabile - aprirà valanghe di contenziosi. Dovevano arrivare 20 miliardi, ne arriveranno due o tre. Secondo molti trader i big dell'energia stanno raccattando clienti in perdita pur di annegare i guadagni (e aumentare i ricavi in futuro). «La norma non colpisce i profitti ma il circolante, doveva agire sulle competenze, non sull'emissione. In soldoni, a guadagnarci è solo chi produce come l'Eni (47 miliardi di metri cubi), non chi vende a un prezzo di mercato coperto da un derivato. Ecco perché non avrà alcun impatto», dice al Giornale un altro trader che preferisce rimanere anonimo.
Sul Superbonus - altra norma astrusa e scritta talmente male che ha regalato almeno 6 miliardi di euro alla criminalità organizzata, tanto che il centrodestra vuole rivedere tutta la galassia dei bonus - l'ennesima riformulazione della legge attraverso un emendamento M5s che punta ad escludere la responsabilità in solido per chi cede i crediti fiscali potrebbe sbloccare i miliardi rimasti nel cassetto. D'altronde, doveva costare 33 miliardi alle casse Ma Giuseppe Conte non ci sente. «È assurdo che per qualche sondaggio Conte blocchi in Parlamento 12 miliardi di aiuti a famiglie e imprese per speculazioni politiche», sibila Luigi Di Maio a Rete4. «Spero che nessuno si metta di traverso per banali calcoli elettorali», è la versione del leader Pd Enrico Letta.
Ma cos'altro ci sarà nel dl Aiuti ter, forte anche di 6,2 miliardi di nuove entrate? Niente cassa integrazione scontata, invocata anche ieri da Luigi Sbarra (Cisl), si parla di una possibile rateizzazione di gas e luce in sei mesi. Tra i 400 emendamenti presentati c'è anche quello della Lega che dovrebbe sistemare la stortura sulle linee guida promulgate dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, che pretendono specifiche verifiche strutturali alle infrastrutture nel caso di passaggio dei mezzi eccedenti le 44 tonnellate. Una follia che paralizzerebbe l'Italia, dice il senatore leghista Paolo Arrigoni, responsabile Energia del partito e primo firmatario dell'emendamento. Il Paese è in bolletta e i partiti fanno e disfano la tela, come Penelope. Con un paradosso.
Basti pensare all'emendamento Pd contro Wartsila, società finlandese che vuole delocalizzare anche «grazie» a un cavillo della norma contro le delocalizzazioni. E il Pd che fa? Annuncia nel dl Aiuti un altro emendamento ad aziendam per bloccare tutto.
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