La scuola è e resta sul piede di guerra. Alla vigilia del vertice convocato dal ministro Lucia Azzolina a Palazzo Chigi, i sindacati non fanno passi indietro. Confermato lo sciopero dell'8 giugno. E poco importa (a loro) se in quella data molte scuole avranno già chiuso i battenti, cioè i computer. Poco importa, anche, che molti prof saranno in difficoltà perché quel giorno coinciderà proprio con gli scrutini. E men che meno a loro importa che la Commissione di garanzia abbia chiesto di revocare lo sciopero. Flc Cgil, Uil Scuola, Cisl Scuola, Snals e Gilda sono compatti nella risposta: «A scuole chiuse, vengono meno i motivi alla base dell'obbligo di preavviso di 15 giorni, legati esclusivamente alla necessità di comunicare alle famiglie quali livelli di servizio si preveda di poter erogare». Quindi «Non essendovi oggi questa esigenza», lo sciopero è confermato. Vedremo se a qualcosa magari servirà il vertice convocato per oggi dal ministro Azzolina per definire l'avvio del prossimo anno scolastico. Un tavolo al quale parteciperà anche il premier Giuseppe Conte. E davanti a lui sfilerà tutto il mondo della scuola: sindacati, quindi, ma anche rappresentati dei genitori, degli studenti, Regioni, Comuni e enti territoriali, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Protezione Civile, Comitato tecnico-scientifico del Ministero della Salute. Cosa ne uscirà? Non un altro documento ma quel che dovrebbe produrre è una condivisione di intenti per settembre e una divisione delle responsabilità a seconda delle proprie competenze. Quella «chiusura del cerchio» sempre più difficile da far quadrare. «Ho chiesto la partecipazione di tutti - spiega Azzolina su Facebook - perchè la scuola è un tema-Paese e va affrontato con la partecipazione di tutti gli attori coinvolti. Non poteva essere altrimenti. Ognuno farà la sua parte in questa sfida che ci vede impegnati con un obiettivo comune: tornare fra i banchi di scuola a settembre, in sicurezza». Intanto il Decreto scuola, dopo l'approvazione del Senato, ora è in discussione alla Camera. Deve essere convertito in legge entro domenica prossima, 7 giugno. E su questo il Governo ha posto la questione di fiducia.
Tra inizio e fine scuola, non è meno problematica anche la questione esami di maturità. Ieri la posta elettronica dei parlamentari italiani è stata intasata dalle mail degli maturandi che chiedono di abolire l'esame. Un vero e proprio «mail bombing» per farsi ascoltare da una politica che ritengono «sorda e distante». Scrivono: «Di fronte all'impossibilità di garantire un esame equo, molte altre realtà europee si sono applicate per toglierlo ed è quello che chiediamo anche noi. Crediamo sia più coerente essere valutati su quello che abbiamo fatto nei 3 anni precedenti».
Per concludere una buona notizia. Il ministero ha firmato l'ordinanza per recuperare i presidenti di commissione: i dirigenti potranno accorpare le classi se piccole, oppure nominare docenti anche senza i 10 anni di anzianità.
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