Eseguita la sentenza di Renzi

Abbandonato da Alfano e compagni di tradimento, Lupi ha vissuto quasi una sorta di nemesi per la frattura con Forza Italia, con il partito dei voltagabbana che finisce per mangiare se stesso, dopo aver disintegrato la destra

Eseguita la sentenza di Renzi

La fine era nota. Lupi si dimette, ubbidendo all'ordine del vero segretario di Ncd, Renzi. Abbandonato da Alfano e compagni di tradimento, Lupi ha vissuto quasi una sorta di nemesi per la frattura con Forza Italia, con il partito dei voltagabbana che finisce per mangiare se stesso, dopo aver disintegrato la destra. Davvero un finale triste e solitario. Sprofondato nel fango di un'inchiesta che al momento lo vede soltanto come comparsa, senza accuse, senza avvisi di garanzia. Eppure il suo nome viene sommerso da ordinanze, intercettazioni, carte, rilievi e commenti. Responsabilità politica, si dice. Ma subito messo al muro con neanche un cane nel governo e nel suo partito che si prenda la briga di difenderlo. Scaricato subito. Cosa che non è certo accaduta per il ministro Poletti, toccato dagli affari di Buzzi, o per le disavventure paterne della Boschi.

Segui i soldi. Questo è il vecchio consiglio per incastrare i malfattori. E qui c'è anche uno dei punti deboli dell'inchiesta sulle Grandi Opere, quella di Firenze, quella per cui Lupi ha perso la poltrona di ministro senza neppure essere indagato. In questa storia se segui i soldi rischi di non arrivare a nulla. Al mega burocrate Ercolino Incalza non viene infatti contestato un euro al di fuori delle sue prestazioni professionali. È tutto registrato da fatture e dichiarazioni dei redditi. Strano. In effetti non si è mai visto un caso di corruzione dove il corrotto prende denaro emettendo fatture e pagando l'Irpef. Come qualcosa non torna in un'inchiesta che gli stessi pm battezzano con il nome «Sistema», una ragnatela di tangenti che passa di cantiere in cantiere, da Nord a Sud, isole comprese, e poi non viene contestata l'accusa più ovvia per un sistema del genere. Non c'è l'associazione a delinquere. Strano. Magari questa inchiesta che parte dalla città di Machiavelli per Renzi è quasi benedetta. Opportuna.

E allora viene quasi da pensare: e se fosse un favore al premier?

Matteo in fondo con queste carte nel ventilatore ha fatto un bel filotto. In un colpo solo si è liberato di Lupi che non ha mai amato. Dal primo giorno non lo voleva nel governo. Il ministro di Comunione e Liberazione è l'unico nel Ncd che l'abbia davvero contrastato. Si veda anche sulla nomina quirinalizia di Mattarella: Lupi fino all'ultimo non voleva votarlo. Renzi poi ha liberato e riconquistato un ministero importante come quello delle Infrastrutture e Trasporti, che gli ha sempre fatto gola, e dove Lupi finora aveva alzato barricate. Non solo. Matteo ha fatto prigioniero definitivamente Alfano e quello che resta del Ncd, tappezzeria di governo intorno a poltrone sempre più traballanti. È il burattinaio che fa ballare i residui della maggioranza. A questo punto come può Alfano in Campania non appoggiare il candidato del Pd? Non serve neppure chiederlo. Si fa. E pazienza se su De Luca pesa l'anomalia della legge Severino. Tanto poi c'è sempre un magistrato, ieri Cantone, domani Gratteri, chissà, pronto da sbattere in faccia a chi mette in dubbio l'onorabilità del governo. E chissene se l'Italia diventa una Repubblica di magistrati. E, se non bastasse, Renzi può sempre rivendicare, cogliendo l'attimo di questa inchiesta, di aver sbloccato corruzione, prescrizione e falso in bilancio.

Renzi

sarà pure aiutato dalla fortuna. Il suo ottimismo apre chiavi e risolve problemi quando serve, ma, alla fine di tutto questo, un pensiero, un dubbio resta. E se fosse un favore a Renzi? A pensar male...Salvatore Tramontano

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