Europa, Giorgetti in pressing su patto e Mes. "La terza rata del Pnrr? È una questione di ore"

Il ministro: "Sbagliato dover scegliere tra le regole e gli aiuti all'Ucraina"

Europa, Giorgetti in pressing su patto e Mes. "La terza rata del Pnrr? È una questione di ore"

Si trattasse di una serie tv su Netflix, l'incontro tra il ministro delle Finanze italiano Giancarlo Giorgetti e l'omologo tedesco Christian Lindner sarebbe un degno finale di stagione. I due infatti rappresentano gli antipodi della trattativa sulla riforma del Patto di Stabilità, le nuove regole di bilancio europee che dovranno entrare in vigore dal 2024. Una volta d'accordo Italia e Germania, infatti, tutto sarebbe in discesa.

Il faccia a faccia è avvenuto ieri, a margine del consiglio Ecofin informale di Stoccolma. Nella mezz'ora di dialogo Lindner, che vorrebbe parametri più stringenti per la riduzione del debito, si sarebbe dimostrato «costruttivo» con Giorgetti. L'italiano ha avanzato la «controproposta» di Roma, che ha al centro l'idea «di considerare le spese di investimento, in particolare quelle eleggibili ai fini del Pnnr, e le spese per la difesa, ad esempio quelle relative all'Ucraina, in modo diverso rispetto alle altre», ha spiegato lo stesso Giorgetti. «Non si può mettere un Paese di fronte alla prospettiva di scegliere se aiutare l'Ucraina o rompere le regole del Patto di stabilità, mi sembra una cosa assurda».

La giornata all'Ecofin è stata ricca di incontri, all'interno di tavoli con gruppi ristretti di Paesi. Ma anche bilaterali con il direttore del Mes, Pierre Gramegna, e il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe. Il capo del Mef è ritornato sul Mes, il meccanismo europeo di stabilità che da più parti si invita l'Italia a ratificare (unico Paese Ue a non averlo ancora fatto). «Il Mes è una parte, non la sola, rispetto a diverse situazioni che sono ancora in discussione su cui anche noi abbiamo le nostre richieste, ad esempio l'Unione bancaria», ha detto Giorgetti. In Ue si sostiene che la partita del Mes sia già chiusa e che Roma dovrebbe ratificarlo prima di parlare di altro. La cosa però non è condivisa dall'Italia: «Bisogna cominciare a discutere di tutto».

Al termine dell'Ecofin, il ministro delle Finanze svedese, Elisabeth Svantesson, ha ammesso che trovare un accordo sulla riforma del patto di stabilità «non sarà facile» ma «è possibile». L'obiettivo è giungere alla stretta decisiva entro fine anno, al massimo entro l'inizio del 2024. Il ministro degli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha definito su Twitter il round di negoziati «incoraggiante», il «primo confronto informale sulla riforma del Patto di stabilità e crescita». Proprio Gentiloni, tra l'altro, è impegnato per conto della Commissione europea nelle interlocuzioni con l'Italia per lo sblocco della terza rata dei fondi del Pnrr. Sul pagamento all'Italia «è questione di ore, ma io penso che la situazione sia definita», ha assicurato lo stesso Giorgetti. Il ministro, in conferenza stampa, ha detto che la volontà del governo è di prendere tutti i prestiti del Pnrr, poichè «costano l'1-1,5%, quindi conviene prendere quelli lì. Quelli del Piano nazionale complementare quanto costano? Il 5%».

Infine, una battuta sul confronto

bilaterale con Christine Lagarde che si è detta «sorpresa dalla forza dell'economia italiana». Giorgetti ha chiuso dicendo, con una riflessione sua, che evidentemente «gli imprenditori italiani sono meglio dei politici».

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