È stata la Corte costituzionale, alcuni anni fa, a chiedere al Parlamento di legiferare sulla cosiddetta eutanasia, di non lasciare un buco su un tema così importante. Ma la classe politica non è stata in grado di farlo, o non ha voluto. Così si è mobilitata l'Associazione Luca Coscioni, che ha raccolto ottocentomila firme per chiedere un referendum sul diritto all'eutanasia. Tecnicamente si tratta di un referendum abrogativo, cioè che cancella (abroga) l'arresto per l'aiuto al suicidio, ovvero chi aiuta una persona a morire, previsto dall'articolo 579 del codice penale ("omicidio del consenziente").
Tema spinoso, che divide le coscienze e travalica le diverse posizioni politiche. Si fa presto, infatti, a semplificare riducendo la questione ad uno scontro etico tra i "pro vita" e tutti gli altri. A nostro parere il tema è molto più complesso e articolato. Giusto anzi sacrosanto che se ne parli e si discuta. Possibilmente senza inutili derby da stadio: riguarda la vita, il bene più prezioso per ognuno di noi, e la libertà di decidere. È uno dei temi classici delle battaglie sui "diritti civili". Se ne parla in tutto il mondo, non solo in Italia.
A onor del vero qualcosa il Parlamento italiano ha fatto. Ne ha parlato, sono almeno trent'anni che ne parla. Più di recente le commissioni Giustizia e Affari sociali della camera hanno dato il via libera a una bozza di legge che si ispira a quanto indicato/suggerito dalla Consulta. In pratica si depenalizza il reato nel caso in cui sussistano i seguenti requisiti: la volontà espressa dalla persona interessata al suicidio assistito, una malattia irreversibile, un dolore insopportabile, l'essere tenuti in vita solo grazie a dei trattamenti specifici o a delle macchine. Una bozza di legge approvata da Pd, M5S, Leu e Italia Viva, più altre sigle minori. Numeri alla mano queste forze non sono autosufficienti per approvare la legge. Inevitabile, dunque, giungere a una mediazione politica se si vuole arrivare a un risultato. Il centrodestra, però, pare intenzionato a non dire sì all'eutanasia. Resta la strada del referendum, che come avvenuto altre volte potrebbe agire con l'accetta e cambiare la legge, obbligando poi le Camere ad affinare la norma.
Marco Cappato, dell'associazione Luca Coscioni, spiega che la raccolta delle firme continua: "Abbiamo superato le 800 mila firme, ma andiamo avanti, prima di tutto, per dare la possibilità a chi lo vuole fare di firmare. E poi perché questi tavoli, gestiti da tanti volontari, sono diventati tavoli di informazione, di conoscenza sul fine vita, sul testamento biologico, le sedi da marciapiede dell'Associazione Luca Coscioni". E aggiunge: "Persino Avvenire (il quotidiano della Cei, ndr) ammette che è ammissibile. La Costituzione è chiara, e lo confermano giuristi come Ainis, Buggiotto e Zagrebelski. Dopodiché, naturalmente, il referendum è solo abrogativo. È chiaro che sarà necessaria una legge. Nessun quesito può definire il risultato dell'abrogazione. Sarebbe più utile accettare di discutere nel merito piuttosto che nascondersi dietro a questioni da azzecca garbugli". "Il referendum -prosegue il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni- pone una scelta tra l'indisponibilità della vita e il principio dell'autodeterminazione individuale. Se un medico in Italia facesse quello che può fare oggi un medico in Belgio, Olanda, Lussemburgo, cioè aiutare chi lo chiede a morire, sarebbe condannato a 15 anni per omicidio del consenziente. Questo quindi è un referendum sull'eutanasia, perché mira a rimuovere quella parte del codice penale che prevede quella fattispecie di reato inserita nel 1930".
Andrea Costa, sottosegretario alla Salute, in un'intervista ad Avvenire dice di essere contrario al suicidio assistito: "Porta a esiti aberranti, penso all'eutanasia per i bambini operata in Belgio, o a i rischi di deriva eugenetica. No, dunque, all'uomo che si sostituisce a Dio, o si considera onnipotente. Sì, invece, a ogni tentativo per dare la possibilità a ogni paziente di condurre una vita dignitosa, accompagnandolo al termine della vita ricorrendo alle cure palliative, oggi sempre più efficaci".
Sul tema si è espresso di recente anche Papa Francesco: "La Chiesa chiede di aiutare a morire con dignità. Lo ha sempre fatto", dice in un'intervista a Radio Cope. "Viviamo una cultura dello scarto. Ciò che è inutile viene scartato, come vecchi e malati terminali". Il santo padre non apre all'eutanasia, ovviamente. Ma fa capire che si può ragionare su certi temi (no all'accanimento terapeutico, sì al morire con dignità, senza inutili e atroci sofferenze).
Temi, anche questi, su cui sarà bene discutere civilmente e confrontarsi, evitando il clima da stadio e ascoltando chi ha cose sensate da dire, anziché dividersi aprioristicamente (antico vezzo italiano) tra guelfi e ghibellini.
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