Gli ex Br ancora salvi. I giudici francesi rinviano l'estradizione

Per la Corte di Parigi mancano informazioni dall'Italia. Ma da Roma ribattono: tutto ok

Gli ex Br ancora salvi. I giudici francesi rinviano l'estradizione

Ancora un nulla di fatto per le estradizioni delle ex «Primule rosse» arrestate in Francia lo scorso anno. Ennesimo rinvio dell'udienza, ieri, dopo quello del settembre scorso. E sostanzialmente con la stessa motivazione: mancano (ma il condizionale è d'obbligo, visto che da Roma sostengono di aver prodotto il quadro necessario per procedere al via libera giudiziario) informazioni chiave, secondo la Chambre de l'Instruction della Corte d'appello di Parigi.

«Incartamento incompleto rispetto alle richieste», è la versione della difesa, accolta dalla corte transalpina. Ma quel «supplemento» che doveva giungere da Roma è stato prodotto o no, in questi tre mesi? E se sì, come mai la Parigi togata insiste nel negare il via libera? Dalla segreteria della Guardasigilli Marta Cartabia, alla vigilia dell'udienza, aveva avuto rassicurazioni anche il deputato leghista Daniele Belotti. Che visto l'esito di ieri - 8 «ex» terroristi riconvocati fra il 23 marzo e il 20 aprile e nessun via libera all'estradizione - annuncia un'interrogazione parlamentare rivolta ai ministri di Esteri e Giustizia per capire le ragioni di «una vera umiliazione che l'Italia non può accettare».

Dopo i blitz dell'aprile 2021, c'era l'accordo politico tra Roma e Parigi. Ai massimi livelli: tra i presidenti della Repubblica (Mattarella e Macron) e i ministri della Giustizia (Cartabia e Dupond-Moretti). Sembrava fatta; dato che negli anni, a ritardare, e in alcuni casi negare l'estradizione, era stata una decisione «politica», come quella di Sarkozy sulla Petrella. Il puzzle che sembrava essersi completato con gli arresti si è invece via via decomposto.

Date delle udienze spacchettate, traduzioni sospette, cavilli. Ieri l'ultima beffa. Magistratura ancora di traverso. Si è persino tollerata l'assenza in aula di Sergio Tornaghi: un ritardo del treno, hanno spiegato i legali ottenendo un rinvio al 6 aprile. Presenti, Enzo Calvitti rinviato al 23 marzo; Narciso Manenti, killer del carabiniere Giuseppe Gurrieri, al 30 marzo; Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli e Marina Petrella al 6 aprile, Raffaele Ventura al 13 e Luigi Bergamin al 20 aprile (ma lui da febbraio potrebbe non essere più estradabile, quando la Cassazione dirà la sua sulla prescrizione interrotta).

Le «Ombre rosse» si erano tutte rifugiate a Parigi e dintorni. Una vita ricostruita come nulla fosse, una professione, amici influenti, ex e nuovi compagni. Ma soprattutto un pool di avvocati di prim'ordine. La principessa del foro Iréne Terrel, che difende sei dei 10 «ex» terroristi, torna a insistere sulla negazione dello Stato di diritto che l'estradizione rappresenterebbe, dato «l'asilo» concesso negli Anni '70 e '80 a chi avesse rinunciato alla lotta armata. L'Eliseo ha però già precisato che la decisione di «trasmettere alla procura 10 nomi sulla base di domande italiane che riguardavano in origine 200 persone si colloca perfettamente nella logica della Dottrina Mitterrand»: protezione a ex br sì, «eccetto ai responsabili di reati di sangue». La palla ce l'hanno i giudici.

Per Giorgio Pietrostefani resta l'appuntamento fissato una settimana fa per il 23 marzo, causa precarie condizioni di salute dell'ex leader di Lotta Continua. Per Maurizio Di Marzio (sfuggito all'arresto e poi «preso» a luglio), si attende il complemento del dossier chiesto a novembre.

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