Expo, pg chiede un anno e un mese per Sala

"Condannate Beppe Sala a un anno e un mese di carcere": così il procuratore generale Massimo Gaballo ha chiuso oggi la sua requisitoria contro il sindaco di Milano

Expo, pg chiede un anno e un mese per Sala

"Condannate Beppe Sala a un anno e un mese di carcere": così il procuratore generale Massimo Gaballo ha chiuso oggi la sua requisitoria contro il sindaco di Milano, accusato di falso materiale e falso ideologico per un reato che avrebbe commesso quando guidava da commissario straordinario la macchina di Expo 2015. Di fronte al pasticcio di una commissione d'appalto in cui stavano due membri incompatibili, e per non perdere troppo tempo sotto la pressione dei ritardi nei lavori, Sala secondo il pg imboccò la strada più semplice ed illegale: fece realizzare un nuovo verbale retrodatato, cambiando due nomi. Non avvantaggiò e non danneggiò nessuno: ma per l'accusa era mosso da un obiettivo assai concreto, il successo di Expo.

Che il verbale sia stato falsificato ci sono pochi dubbi: portata la data del 17 maggio 2012, l'atto in realtà avvenne il 31 maggio e il giorno stesso il verbale venne consegnato a Sala nella sua casa milanese per la controfirma. Di fronte a questo contesto inoppugnabile, Sala ha affidato la sua difesa a due argomentazioni forti: da un lato ha sostenuto che il falso era innocuo, non avendo alterato il corso della gara d'appalto che non era ancora entrata nel vivo; dall'altro, nel corso del suo interrogatorio in aula, ha sostenuto di non ricordare il contenuto dell'atto che gli venne sottoposto il 31 maggio, "più che alla data feci caso ai nomi dei nuovi commissari". Ma il giudice Paolo Guidi gli chiese se riconosceva la sua firma: che nel verbale sta proprio accanto alla data fasulla.

"Il problema delle incompatibilità - dice Gaballo - venne seguito con grande apprensione e mandò in fibrillazione tutti i soggetti coinvolti. Il problema venne immediatamente portato all'attenzione di Sala", e ha citato testimonianze e intercettazioni da cui l'allarme del capo emerge con chiarezza. A terrorizzare i vertici di Expo era che il pasticcio fornisse spunto ai ricorsi delle aziende perdenti: "Si sarebbero persi mesi", e a quel punto l'esposizione universale era a rischio fallimento. La decisione, si sente in una intercettazione, venne presa dai "triumviri". Dice l'accusa: "appare dimostrato aldilà di ogni ragionevole dubbio che i triumviri, identificati con certezza in Sala, Paris e Chiesa, decisero di retrodatare i verbali per rendere inattaccabile la procedura di gara".

Sala era sicuramente un pubblico ufficiale, gestiva denaro pubblico di enti pubblici. E non è vero, per l'accusa, che il falso fu innocuo. E Sala "non è credibile quando cerca di minimizzare il problema.

Sala era amministratore delegato della società appaltante, è inverosimile che qualcun altro abbia potuto assumere senza la sua approvazione una decisione così grave". Una sola concessione fa la Procura al sindaco: "l'esiguo disvalore dei fatti". Per questo la richiesta di condanna è il minimo della pena prevista dal codice.

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