Le sanzioni alla Russia sono un fallimento. Ora se ne sono accorti persino gli americani che quelle sanzioni hanno voluto e imposto all'Europa; lo scrive Foreign Affairs, una delle più importanti riviste di politica internazionale, a firma di Emma Ashford, esperta dell'area eurasiatica.La posizione americana nei confronti della Russia è sempre la stessa e si basa sulla convinzione che Putin sia una minaccia per l'ordine internazionale e che la crisi Ucraina (alla base delle sanzioni) sia il tentativo della Russia di espandersi verso Occidente. Ai nostalgici della Guerra Fredda non sorge il sospetto che sia l'Occidente ad accerchiare la Russia allargando la propria influenza a est e posizionando l'apparato militare della Nato (di gran lunga superiore) fino ai confini di Mosca imponendo a Putin una reazione difensiva.Ma al di là delle analisi strategiche, quello che emerge è la consapevolezza degli errori politici compiuti dagli Usa. Lo studio ricorda come, in questi due anni, si sono aggiunti due fattori non previsti che hanno danneggiato ulteriormente l'economia russa: il crollo del prezzo del petrolio (fonte primaria di entrate per Mosca) e la perdita di oltre il 76% di valore del rublo. Questo, sommato al divieto di accesso a capitali esteri per le banche russe avrebbe dovuto generare un effetto a catena sul sistema del credito e quindi sulle imprese, mettendo in ginocchio il paese. Invece nulla di tutto ciò è avvenuto. La Banca Centrale di Mosca ha operato con grande abilità lasciando fluttuare liberamente la propria moneta, limitando l'esplosione dell'inflazione (oggi al 16% ma prevista all'8% nel 2016) e facendo intervenire lo Stato per aiutare le aziende in difficoltà. Il risultato è una recessione che però, secondo la studiosa, la Russia starebbe superando tanto che il Pil, crollato a -3,6% nel 2015, si prevede in segno positivo nel 2016.Da un punto di vista politico, nessuno degli obiettivi immaginati dagli Usa si è realizzato: la Russia non si è ritirata dalla Crimea, né ha ridotto il suo aiuto ai ribelli filo-russi in Ucraina; e secondo diversi sondaggi, Putin è tornato al massimo del suo consenso interno. Non solo, ma gli americani si sono accorti che nel mondo multipolare e globalizzato, le sanzioni possono essere aggirate. E così Putin ha chiuso un accordo con la Cina per la fornitura di gas russo per 30 anni del valore di 400 miliardi di dollari, dimostrando di poter avere nuovi mercati oltre quello europeo.L'analista americana conferma che per l'Europa, l'impatto delle sanzioni alla Russia è devastante, con una perdita dello 0,3% del Pil, oltre 90 miliardi in meno di esportazioni e due milioni di posti di lavoro perduti nella zona Ue.Compagnie energetiche americane hanno dovuto interrompere molte joint venture con aziende russe perdendo miliardi di dollari d'investimenti. Il sistema finanziario europeo si è esposto ad un ulteriore rischio perché molte banche sono creditrici di società russe che ora potrebbero non riuscire a pagare i loro debiti.Inoltre, ricorda la Ashford, «le sanzioni hanno incoraggiato la Russia a creare le proprie istituzioni finanziarie che, a lungo andare, puntano a sgretolare l'influenza economica degli Stati Uniti». Mosca sta provando a creare con i paesi Brics l'alternativa alla Swift, la Società internazionale che gestisce il sistema di pagamenti globali, una propria carta di credito indipendente dai circuiti Visa o Mastercard ed una nuova Banca per lo Sviluppo che replichi le funzioni della Banca Mondiale e del FMI.La conclusione è chiara: «È difficile ammettere quando una scelta politica si rivela sbagliata, ma questa lo è; i costi elevati per l'Occidente non giustificano i limitati impatti positivi».
Ergo, l'America la smetta con queste inutili sanzioni. E, aggiungiamo noi, l'Europa capisca che la Russia di Putin, non è un nemico ma un nostro fondamentale partner economico e il principale alleato nella lotta al terrorismo islamista.Twitter @GiampaoloRossi- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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