La famiglia assicura che non venderà i suoi "gioielli". "Fastidioso leggere di cessioni imminenti"

L'attesa per conoscere il futuro assetto della Fininvest, che dipende dalle volontà testamentarie di Silvio Berlusconi, è destinata a durare ancora

La famiglia assicura che non venderà i suoi "gioielli". "Fastidioso leggere di cessioni imminenti"
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L'attesa per conoscere il futuro assetto della Fininvest, che dipende dalle volontà testamentarie di Silvio Berlusconi, è destinata a durare ancora. Salvo indiscrezioni, bisognerà aspettare la registrazione del verbale dell'atto (il verbale di pubblicazione). Nel frattempo, però, è sempre più chiara la volontà dei figli di tenere la famiglia unita intorno all'impero del padre. E in particolare non è in discussione la cessione di Mediaset.

A parlarne è stato lo stesso Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di MediaForEurope (il nuovo nome di Mediaset), in occasione della presentazione dei palinsesti della nuova stagione. «Mi ha dato fastidio leggere sui giornali le ipotesi di vendita immediatamente dopo la scomparsa di mio padre, è inevitabile che sia così, ma in famiglia non abbiamo mai parlato di una cessione di Mediaset» ha detto. «C'è compattezza - ha proseguito sui rapporti con i fratelli - io voglio un bene enorme a mia sorella Marina e voglio un bene enorme ai miei tre fratelli, Barbara, Eleonora e Luigi. Ognuno fa il proprio mestiere ma c'è compattezza assoluta». Berlusconi ha poi descritto come «normalissimi» e «cordiali» i rapporti con Vivendi, secondo socio (definito «silente») di Mfe e primo indiziato tra i possibili aspiranti ad aumentare il peso nel Biscione. Il figlio del Cavaliere ha anche commentato i rumors su un possibile interesse di Urbano Cairo (proprietario di Rcs Mediagroup e di La7) per Mediaset: «Io sono un fan di Cairo, ho un bellissimo rapporto con lui fin da ragazzino, è bravo, simpatico, capace. Lui ha sempre smentito e non c'è niente ad oggi - ha detto -. Se mai ci fosse, non so, Mondadori con Rcs? Rcs con Mediaset mi sembra un incastro un po' spericolato visti i valori in ballo: in una fusione ci mangeremmo Rcs. Lui ha parlato di fantatelevisione, io la chiamerei fantaeditoria».

In ogni caso il contenuto del testamento è importante per il futuro assetto di Fininvest. Oggi la holding - che controlla il 48,6% di Mediaset, il 53,3% di Mondadori e il 30,1% di Mediolanum - è a sua volta controllata per il 61% da Silvio Berlusconi, tramite quattro diverse holding. I figli Marina e Pier Silvio hanno il 7,65% l'uno dentro a due holding; Barbara, Eleonora e Luigi il 7,14 a testa in un'unica holding. La distribuzione tra i cinque eredi del Cavaliere della sua quota renderà possibile la costruzione di un architettura diversa. La quota legittima dei due terzi, se applicata a quel 61% equivale a un 8,13% per ogni figlio. Mentre l'incognita riguarda il 20,3% del capitale di Fininvest che è libero dall'obbligo della legittima.

Ma a fronte della compattezza familiare che Pier Silvio garantisce, il controllo della Fininvest resterà ben saldo in casa Berlusconi. E, a cascata, anche nelle controllate sottostanti, la cui capitalizzazione complessiva è intorno ai 5 miliardi di euro. Pier Silvio ha anche escluso un suo impegno politico. «Assolutamente no», ha detto sempre in occasione dei palinsesti Mediaset, smentendo così alcune ipotesi di stampa su un suo interesse a seguire anche in campo politico le orme del padre scomparso il 12 giugno scorso. Un passaggio importante anche per la compattezza dello stesso gruppo Mediaset, che adesso vede in lui il leader assoluto, più che mai sulle orme del padre.

È Pier Silvio che ha creduto fin da subito nella trasformazione di Mediaset in un gruppo di respiro internazionale, con il trasferimento della sede legale in Olanda, la storica presenza spagnola e il futuro probabilmente in Germania. In proposito Berlusconi è stato più che mai chiaro: «Vogliamo fare un agglomerato europeo della tv free-to-air: senza Germania non esiste un agglomerato, senza di noi non esiste la Germania. Siamo in una posizione di forza: vogliamo fare in fretta, ma d'altro canto non c'è fretta». Il riferimento è alla partecipata tedesca Prosiebensat, di cui Mfe detiene quasi il 30%.

E secondo l'ad di Mfe il polo europeo della tv in chiaro non è fondamentale solo per Mediaset «ma anche per tutta l'editoria italiana e il sistema industriale del nostro Paese: Siamo orgogliosi che per una volta siamo noi il motore della crescita internazionale e non ci sono pezzi di Italia che vengono conquistati da altre aziende». Insomma, parole di un azionista manager che intende restare al suo posto ancora a lungo.

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