L'istinto censorio della sinistra è sempre in agguato e pronto ad essere sfoderato in ogni occasione anche in salsa rosso-verde come testimonia l'ultima proposta del portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli. Bonelli ha infatti annunciato che presenterà una proposta di legge per introdurre il «reato di negazionismo climatico» sostenendo che «chi mistifica, specialmente se ha ruoli istituzionali, fa più danni di grandine, alluvione, caldo e siccità».
Il leader dei verdi ha puntato il dito contro questo «governo negazionista e climafreghista» aggiungendo «vorremmo chiedere alla presidente Meloni se per lei 10 miliardi di euro di danni causati dagli eventi meteorologici estremi solo dall'inizio del 2023 (dati Cnr) sono fanatismo ecologista» per poi concludere «lei e il suo governo sono l'espressione del fanatismo negazionista climatico».
Introdurre il «reato di negazionismo climatico» significherebbe promuovere un reato di opinione, un principio a tutti gli effetti illiberale e liberticida che colpisce la libertà di parola e di espressione sancita dalla nostra Costituzione. La proposta, oltre a presentare numerose criticità giuridiche (qual è il confine tra una critica legittima alle politiche ambientali e il negazionismo? Chi lo decide? Un giudice? In base a quali criteri?), è sintomatica del carattere dogmatico assunto dai temi ambientali negli ultimi anni. Vietato mettere in discussione la visione a senso unico dell'ambientalismo ideologico, vietato contestare le eco follie europee se non si vuole finire etichettati come negazionisti. L'utilizzo di questo termine è particolarmente fastidioso non solo perché delegittima chiunque esprima una visione differente sui questi temi ma anche perché svilisce il reale significato di un'espressione che viene utilizzata nei confronti di chi nega l'esistenza di crimini e orrori avvenuti nel corso della storia.
Non è la prima volta che si propone di introdurre il reato di negazionismo climatico, qualche mese fa lo aveva suggerito in un articolo il professor Gianfranco Pellegrino ma, come spiega il filosofo liberale Corrado Ocone, siamo di fronte a «un reato di lesa scienza. Quasi come se la scienza non vivesse di continue confutazioni e quasi come non fosse fallibile come tutte le cose umane (fallibili almeno sono gli scienziati se non proprio la scienza, la quale nei suoi asserti è per sua natura apodittica ma per il semplice fatto che è alla fine tautologica come ci ha insegnato Kant)».
Secondo l'europarlamentare Paolo Borchia «ormai strizzare l'occhio alle folli politiche green europee non basta più: si inventano proposte fasciste che puntano a cancellare la libertà di opinione», mentre Davide Faraone di Italia Viva afferma che «l'impostazione autoritaria mostrata da Bonelli con la sua proposta di istituire il reato di negazionismo climatico è la stessa tenuta da sedicenti ambientalisti nel proporre le politiche per fronteggiare i problemi che nascono dal cambiamento climatico».
Favorire un approccio censorio, introdurre reati di opinione accompagnati a politiche ambientali percepite dai cittadini come vessatorie e contrarie alle loro esigenze, porta a un inevitabile allontanamento da un tema importante come il futuro del nostro pianeta.
Peraltro la proposta arriva a pochi giorni dalla condanna di Patrick Zaki in Egitto a tre anni di carcere (per poi ricevere la grazia) giudicato colpevole della diffusione di notizie false in alcuni suoi articoli e perciò vittima di un reato di opinione.
In quel caso Bonelli aveva parlato giustamente di una «gravissima violazione dei diritti umani, della libertà di espressione», ora vogliamo fare lo stesso in Italia mandando in carcere chi scrive che «in estate ha sempre fatto caldo»?
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