A poche ore dalla tragedia di piazza Meardi a Voghera la politica già è divisa sull'episodio. I carabinieri stanno ancora indagando per chiarire la dinamica dei fatti, con Adriatici che sostiene che il colpo gli sia partito per sbaglio mentre cadeva a terra, spinto dal 39enne furioso perché lo aveva sentito chiamare la polizia, ma l'accertamento delle eventuali responsabilità non ha effetti sulle polemiche, tutte nel segno del muro contro muro.
Tra i primi a parlare proprio il leader leghista, Matteo Salvini, che come tutto il partito fa quadrato intorno al proprio rappresentante. In un video pubblicato su Facebook, Salvini smentisce che quello andato in scena due sere fa a Voghera sia stato «far west», sostenendo che «si fa strada l'ipotesi della legittima difesa» e aggiungendo che Adriatici, «docente di diritto penale, funzionario di polizia, avvocato penalista noto e stimato in questa bella città in provincia di Pavia» sarebbe stato «vittima di un'aggressione», e che il colpo «che purtroppo ha ucciso un cittadino straniero» è partito «accidentalmente». Insomma, anche gli inviti alla «presa di distanza» che arrivano «da sinistra e dal Pd», prosegue Salvini, possono attendere almeno fino «alla ricostruzione dei fatti», come pure la «condanna» preventiva a «una persona per bene che si è vista aggredita e che avrebbe reagito». Il tutto perché, conclude il leader del Carroccio, «a fronte di una aggressione, come extrema ratio, ovviamente la difesa è sempre legittima».
Anche fonti della Lega ricordano come la vittima fosse «nota in città e alle forze dell'ordine per episodi di ubriachezza e violenze», ribadendo che il colpo che ha ucciso Bossettaoui sarebbe partito accidentalmente dalla pistola di piccolo calibro dell'assessore. E pure l'eurodeputato Angelo Ciocca definisce la tragedia «un chiaro episodio di legittima difesa», arrivando a ipotizzare che solo l'intervento di Adriatici «in difesa di una ragazza molestata» abbia scongiurato una violenza.
Di segno opposto, come detto, le reazioni di M5s e centrosinistra. Mentre Laura Boldrini si chiede «perché Adriatici girava armato», il segretario Pd Enrico Letta ipotizza lo stop alle armi private ma smorza le polemiche sull'episodio: «Un uomo è morto, per colpa di una pistola. È un giorno triste. Saranno inquirenti e autorità giudiziarie a decidere. Nessuno si sostituisca a loro», spiega. Ma molti attaccano. Come il senatore Pd Roberto Rampi, che trova «incredibile» che Salvini «spenda tante parole per provare a giustificare qualcosa che è ingiustificabile». Durissimo Dario Nardella. Il sindaco dem di Firenze, pur allineandosi con Letta nel voler «aspettare che le autorità chiariscano l'accaduto», aggiunge di vedere «evidente il nesso con un clima di odio e di violenza verbale». I 5s infine intimano alla Lega di non sostituirsi agli inquirenti nella ricostruzione dell'accaduto».
All'attacco contro la «giustizia fai da te» anche i portavoce di Europa Verde Eleonora Evi e Angelo Bonelli, mentre la deputata M5s Valentina Barzotti definisce «inaccettabile che un uomo disarmato possa perdere la vita per un colpo d'arma da fuoco partito in pubblica piazza, come se fossimo nel far west».
E per l'ex pentastellato Federico Pizzarotti, la tragedia «travalica i confini dell'assurdo»: «Come istituzioni abbiamo un ruolo e dei valori da difendere e anzi da valorizzare», conclude il sindaco di Parma, augurandosi che «la giustizia renda chiarezza e faccia il suo corso in tempi celeri e giusti».
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