Fedez si fa fotografare con indosso il camice post operatorio, in piedi di fianco al letto, e mette in bella mostra i punti sull'addome. Un «trofeo» che quasi si confonde con i tatuaggi. Sorride. Dopo sei ore di intervento, comunica ai suoi follower che ce l'ha fatta. E ora che ci ha anche annunciato via social il male da cui era affetto, capiamo il motivo del sorriso a piena faccia. Quando uno sente la parola «tumore» nella stessa frase in cui c'è la parola «pancreas», si sente immediatamente condannato a morte: venti giorni? Qualche mese? Nel caso di Fedez tuttavia il tumore era di tipo neuroendocrino, una forma molto rara ma anche «più gestibile» rispetto ad altre neoplasie. «Quando abbiamo ricevuto la diagnosi - scioglie la tensione la moglie, Chiara Ferragni - era come se il tempo si fosse fermato e avevo paura come non mai in vita mia che potesse accadere qualcosa di brutto. Grazie vita per aver ribaltato le cose al meglio».
A condurre l'intervento è stato Massimo Falconi, primario dell'unità di Chirurgia del pancreas, direttore del Pancreas Translational & Clinical Research Center del San Raffaele di Milano, ospedale che dal 2019 è centro di eccellenza europeo contro i tumori neuroendocrini. Approfondire velocemente i primi segnali della malattia e rivolgersi a un'équipe specializzata ha permesso a Fedez di risparmiarsi percorsi più complicati e incerti. I tumori neuroendocrini rappresentano infatti meno dello 0,5% di tutti i tumori maligni, sebbene le diagnosi siano aumentate negli ultimi anni grazie all'utilizzo di tecniche radiologiche ed endoscopiche.
Si stima che in Italia vi siano 4-5 nuovi casi/anno ogni 100mila persone, per un totale di circa 2.700 nuove diagnosi. Tuttavia, poiché la prognosi è spesso buona, con una lunga aspettativa di vita, di fatto i pazienti con questo tipo di tumori sono molti di più.
«Questo tipo di neoplasia - spiega Massimo Falconi - ha molte opzioni terapeutiche oltre all'intervento chirurgico ma è importante che la diagnosi sia precoce. La chemioterapia viene effettuata solo nel 10% dei casi. Dopo l'operazione chirurgica è solitamente molto alto il tasso di guarigione e non sono necessarie terapie oncologiche».
La gravità e la prognosi variano molto. In molti casi, i tumori neuroendocrini presentano una crescita lenta e sono poco aggressivi. Altre volte possono però crescere rapidamente e comportarsi in modo maligno, dando luogo anche metastasi a distanza. Ad oggi ci sono varie opzioni terapeutiche, che comprendono la chirurgia e l'uso di farmaci. La chirurgia, a cui è stata sottoposto Fedez, è la terapia di prima scelta anche se molto impegnativa per il rischio di complicazioni.
Il decorso post-operatorio non è molto semplice e solitamente il paziente deve convivere con dolori, debolezza e problemi di digestione (il pancreas produce gli enzimi per la digestione di grassi, proteine e amidi). Il centro del San Raffaele, che ogni anno segue 140 pazienti nuovi ed effettua più di 100 interventi chirurgici, prevede un percorso studiato da un team multispecialistico di medici e ambulatori dedicati.
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