Finisce ancora nei guai con la giustizia Felice Maniero, l'ex boss della Mala del Brenta ormai 70enne, libero dal 2023 dopo il carcere per una condanna che non aveva nulla a che fare con il suo passato criminale, ma per avere maltrattato l'ultima compagna. E anche questa volta è stato denunciato per aver picchiato una donna, la sorella. Per questo i giudici, assieme al divieto di avvicinamento alla vittima, gli hanno imposto il braccialetto elettronico.
«Faccia d'Angelo», che con le sue confessioni alla giustizia aveva permesso di smantellare l'ex banda e che oggi vive con una nuova identità in un luogo segreto, non ha perso negli anni il suo temperamento violento. Ad agosto e a novembre ha avuto a che ridire con la sorella, che avrebbe preso a pugni e schiaffi, prima dentro la casa dell'anziana madre dove si erano incontrati, poi in strada. Il furibondo litigio scoppiato tra le mura domestiche è continuato anche in pubblico. Urla e mani addosso contro la donna, non più giovane, davanti ai passanti, che hanno chiamato i carabinieri. La vicenda gli è costata una denuncia e ad aprile c'è la prima udienza davanti al Tribunale di Pisa per maltrattamenti e lesioni personali. A Maniero è stato applicato il braccialetto elettronico che avvertirà le forze dell'ordine se cercherà di avvicinarsi di nuovo alla sorella, anche se la donna dopo aver presentato la querela, l'ha ritirata.
Agli inizi degli anni Novanta Maniero ha deciso di collaborare con la giustizia dopo che con la sua banda, la più feroce del Nord Italia composta da centinaia di uomini, ha tenuto sotto scacco il Veneto con omicidi, rapine, assalti armati e traffici di droga. Nel 2023 l'ex boss aveva finito di scontare una condanna a quattro anni per maltrattamenti, dopo una denuncia per violenza domestica della compagna, Marta Bisello. Uscito dal carcere aveva riallacciato i rapporti con la sorella e con l'anziana madre. Ma a quanto pare non ha perso il vizio di maltrattare le donne. Il suo avvocato, Orlando Iorio, ha spiegato che da poco Maniero ha una nuova identità, che gli permetterà di tornare nell'anonimato dopo che la precedente «copertura» era divenuta di pubblico dominio. Una procedura che non è stata breve e che si è conclusa solo recentemente.
Lunedì prossimo comparirà ancora con il vecchio alias in un processo davanti al Tribunale di Brescia, per un'accusa che si trascina dal 2016, quella di aver colpito un poliziotto, in abiti borghesi, durante un lite stradale. Poi cambierà nuovamente identità.
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