La perizia psichiatrica chiesta dai giudici del processo Ruby ter ha scatenano una ridda di reazioni nel mondo politico. E in particolare in Forza Italia. Viene considerato un attacco all'uomo di Stato e all'imprenditore per minarne la credibilità. Proprio nel bel mezzo di una campagna elettorale e a pochi mesi dall'inizio delle consultazioni per il Quirinale.
«Soltanto l'ipotesi di una perizia di questo genere contribuisce a uno stravolgimento della realtà - tuona Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia - e soprattutto rappresenta un'offesa profonda a un uomo di Stato, a un leader politico che ha guidato l'Italia dopo essere stato grande capitano d'industria». «Un conto è disporre un accertamento medico, un conto è ordinare una perizia psichiatrica su un ex presidente del consiglio - commenta il leader di Italia viva Matteo Renzi -. È inaccettabile».
«Un accanimento inesauribile e inspiegabile» lo definisce la ministra Mara Carfagna che aggiunge: «Mi colpisce soprattutto il mancato rispetto umano». Da Forza Italia, poi, fanno notare che il gesto di Berlusconi nasce da una forte sensibilità istituzionale. «Esemplare lezione di civiltà giuridica» la giudicano Anna Maria Bernini e Roberto Occhiuto che guidano rispettivamente i gruppi parlamentari azzurri di Senato e Camera. «Una lezione - spiegano - che segna un abisso con il pervicace accanimento della pubblica accusa nei suoi confronti». E sull'accanimento giudiziario ritorna anche Sestino Giacomoni. «È un maldestro tentativo di delegittimazione nei confronti di un leader - spiega il parlamentare azzurro - che più di ogni altro politico sta subendo le conseguenze del perverso sistema giudiziario italiano». Sulla stessa linea il compagno di partito Alessandro Cattaneo: «La politica tutta dovrebbe reagire di fronte a questo attacco disumano». «Non dimentichiamo che siamo in campagna elettorale - aggiunge il senatore Maurizio Gasparri -. Puntuale come un orologio svizzero, arriva il solito attacco di certi magistrati che, da vent'anni a questa parte, utilizzano la giustizia come arma di lotta politica».
«Berlusconi ha di nuovo dato una lezione di dignità e legalità a chi da anni utilizza l'arma della diffamazione e dell'ingiuria per attaccarlo e delegittimarlo - commenta Giorgio Mulè -. La decisione del Presidente di consentire il proseguo del processo in sua assenza, rinunciando alla perizia medica disposta dal Tribunale, è la migliore risposta per silenziare illazioni e provocazioni».
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