Due grandi vecchi di Forza Italia e di Mediaset insieme al leader azzurro che ha raccolto il testimone di Silvio Berlusconi. Con Gianni Letta e Fedele Confalonieri il vicepremier Antonio Tajani ha un rapporto intenso ma l'incontro di ieri, negli uffici romani del Richelieu del centrodestra al Nazareno, suscita una selva di ipotesi, retroscena e sospetti.
Avviene nel momento in cui Tajani mostra sempre più i muscoli agli alleati Giorgia Meloni e Matteo Salvini, si distingue sui temi soprattutto dei diritti, si mostra sicuro del partito in crescita con un'identità precisa, della sua leadership indiscussa, della sua autorevolezza internazionale.
Il ministro degli Esteri e segretario di Fi gioca ormai liberamente la sua partita e si consulta con quelli che sono stati i grandi consiglieri del Cavaliere, che hanno sempre indicato le mosse giuste sul piano politico-economico. La missione è quella annunciata dopo il voto europeo che ha premiato una Fi data per morta, facendole anche superare la Lega: «Vogliamo contaminare sempre più il centrodestra con le nostre idee liberali, europeiste, atlantiste, garantiste».
Nello studio di Letta Tajani va per incontrare il presidente di Mediaset Confalonieri, mentre infuria lo spiacevole caso dell'ex ministro FdI della Cultura Gennaro Sangiuliano e ci si chiede perché è percome è sfumata la scomoda intervista di Maria Rosaria Boccia a «È sempre Cartabianca» di Rete4. Un appuntamento che avrebbe indispettito parecchio la premier.
Tajani, all'uscita dalla riunione, nega che sia stato questo l'argomento di conversazione. Al cronista de LaPresse, che lo incalza per sapere se al centro dell'incontro ci sia stata Mediaset e le sue scelte editoriali, anche in contrasto con gli interessi del governo, risponde: «Non si è parlato di nulla di cui voi pensiate. Non c'è da fare nessuna ricostruzione. Vedo Confalonieri e Letta sempre». Quando gli chiedono se avrebbe preferito che l'intervista a Boccia andasse in onda, il leader azzurro taglia corto: «Non è un compito mio questo. Non ho responsabilità dentro Mediaset».
E sulle nomine Rai in discussione: «Ne parleremo. Se ne parlerà in parlamento e in maggioranza». La riservatezza di Tajani è una sua nota caratteristica, ma stavolta è chiaro che vuol chiudere ogni spiraglio sui temi dell'incontro «cordiale». Il momento è delicato, per i rapporti con Giorgia e Matteo, le ripercussioni del pruriginoso affaire Sangiuliano sul governo e l'armonia con i Berlusconi, Marina e Piersilvio in testa. «Li incontro 150mila volte, conosco Confalonieri da 40 anni e Letta da 50. Non c'è niente di strano», assicura il ministro. E sul ruolo della famiglia Mediaset nell'intervista alla Boccia e i malumori di Meloni, butta acqua sul fuoco: «I giornali scrivono tanto, non c'è da fare nessuna chiarezza, basta».
Decifrare l'incontro insomma non è facile, ma certo Tajani è deciso a smarcarsi dagli alleati, pur rimanendo sempre fedele al centrodestra e non teme che qualcuno parli di avvicinamento al Pd, si fa una risata sopra.
«Non siamo un partito telecomandato da altri - dice uno degli azzurri a lui più vicini-, ma un soggetto politico autonomo, che ha le sue idee e vuol' essere rispettato. La Schlein la combattiamo e il fatto che abbia portato il Pd più a sinistra apre per noi ampie praterie al centro».
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