C'è Giuseppe Conte, ovvio. E resiste Beppe Grillo, tra una strigliata e una battuta all'avvocato di Volturara Appula. Ma, in vista dell'Assemblea Costituente di ottobre, si segnala l'attivismo sottotraccia del terzo moschettiere: Roberto Fico (nella foto). «In questi anni è stato il collante tra Conte e Grillo, dato che ha appoggiato il nuovo corso ma senza mai recidere i legami storici con Beppe», spiega a Il Giornale una fonte ai piani alti del M5s, parlando del ruolo dell'ex presidente della Camera nelle dinamiche interne ai pentastellati. E però c'è di più.
L'ex terza carica dello Stato, da sempre con il cuore a sinistra, si è messo a capo di una fronda liquida, dai contorni ancora incerti, ma che punta con decisione ad abbattere il totem dei due mandati. Ciò gli consentirebbe di porre fine alla sua dorata disoccupazione per puntare a nuova poltrona.
Si tratta di deputati e senatori favorevoli al posizionamento nel campo progressista, decisi a farla finita con l'ultimo residuato dell'epopea delle origini. Tra i campani, i più vicini a Fico sono i deputati Dario Carotenuto e Gilda Sportiello.
Lui al primo mandato, lei al secondo. Ma c'è chi fa il nome anche del vicepresidente del M5s Riccardo Ricciardi.
La quota dei parlamentari che vogliono «più collegialità» e l'addio ai due mandati è variabile e trasversale. E non è passata inosservata, ai vertici del M5s, la lettera aperta pubblicata venerdì sul suo Blog ospitato dal sito del Fatto Quotidiano dall'ex deputato Luigi Gallo, considerato uno degli uomini più vicini a Fico. L'ex parlamentare non nomina i due mandati, ma mette nero su bianco tre proposte per modificare le regole dell'Assemblea Costituente: non far partecipare i parlamentari che non si tagliano più lo stipendio, non far votare i cambiamenti allo Statuto con una votazione unica da parte degli iscritti e non ricorrere al sorteggio di 300 attivisti per la discussione delle proposte che saranno elaborate nella prima fase dell'Assemblea.
Dunque, l'ex presidente del Consiglio (giallorosso e gialloverde) Giuseppe Conte rischia la creazione di una «corrente» con il suo centro proprio in Campania, la regione dove il M5s conserva ancora un importante patrimonio di consenso. L'insoddisfazione dell'ex presidente della Camera Roberto Fico è alimentata dalla possibile fine del sogno di diventare sindaco di Napoli o governatore, dato che Gaetano Manfredi, che alle scorse Comunali è stato sostenuto pure dallo stesso Movimento 5 Stelle, viaggia verso un secondo mandato al Comune e Vincenzo De Luca potrebbe strappare il terzo mandato alla Regione.
Giuseppe Conte, però, non si scompone. Fonti di Via di Campo Marzio spiegano che la decisione sui due mandati, così come le altre, «saranno prese dalla base, dal basso» e votate dall'Assemblea, senza condizionamenti.
Intanto Beppe Grillo non esclude l'ostruzionismo legale.
Il Garante potrebbe impugnare le modifiche della Costituente, nel caso non venisse raggiunto il quorum nelle votazioni. È mconvinto di avere dalla sua parte una sentenza del Tribunale di Genova che gli concede l'uso esclusivo di nome e simbolo del M5s.
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