Il filicorno magico di Paolo Fresu che ha fatto piangere tutto il Paese

La straordinaria interpretazione alla cerimonia di Bergamo del jazzista sardo che ha appena compiuto sessant'anni

Il filicorno magico di Paolo Fresu che ha fatto piangere tutto il Paese

Era giusto scegliere Paolo Fresu e la sua tromba per ricordare un anno di pandemia e celebrare i morti di Bergamo. Era giusto perché Fresu è uno degli artisti più impegnati nel sociale e perché la sua eclettica tromba risplende (insieme a quella del venerando Enrico Rava e dello sperimentale Fabrizio Bosso) nel panorama del jazz creativo di oggi. Poi perché Fresu è un musicista emotivo e che emoziona, infatti la sua esibizione ha colpito tutti suscitando grande commozione. Ha suonato il flicorno - strumento desueto rispetto alla parente più nobile - la tromba, con una carica che si percepiva direttamente sulla pelle ed è entrata dentro a tutti i presenti. «Amo la profondità di suono del flicorno - dice spesso Fresu - e quel suo suono caldo e suadente». Infatti il musicista lo alterna alla tromba in tutti i suoi album e nelle esibizioni dal vivo, di cui si ricorda un concerto solista (mentre lui suona sempre con la band) all'Auditorium di Roma all'inizio del millennio. Poi, e non ultimo, perché Fresu, di antica schiatta sarda, ha tenuto i suoi primi concerti in quel di Bergamo. L'artista ha da poco festeggiato i 60 anni, tutti praticamente spesi per la musica, dato che a 11 anni militava già nella banda musicale Bernardo De Muru della sua Berchidda. «Facevamo musica folklorica - ci raccontava in proposito - ma io all'interno di quei suoni sentivo già il richiamo di qualcosa di diverso, qualcosa che si chiamava jazz». Si trasferisce allora al Conservatorio di Sassari per dare sfogo alla sua passione e viene notato da Bruno Tommaso che lo coinvolge nel 1982 in un'orchestra che si può definire a pieno titolo jazz. Si diploma poi in tromba al Conservatorio di Cagliari, e alla parte compositiva sposa una fertile vena improvvisativa e la capacità di fondere i suoni più diversi, dalla musica popolare (o etnica) al folk e persino al rock. «La mia anima è il jazz - dice - ma è giusto arricchirlo con suggestioni differenti per farlo crescere. Oggi il jazz è più vivo che mai, sia nella sua vena più classica che in quella che potremmo definire meticcia, cioè fusa con altri elementi musicali, compresa la musica classica»:

Piano piano, con l la serenità e la bonomia che contraddistingue il suo carattere e la sua arte, Fresu con i suoi dischi e le sue esibizioni si è guadagnato il rispetto della critica e del pubblico internazionale. Ha la sua casa discografica, la Tuk Music, con cui registra i suoi (numerosi) progetti e quelli delle sue scoperte e ogni anno organizza a Bechidda il festival «Time In Jazz», divenuto punto di riferimento estivo per gli appassionati. Il suono della sua tromba, malandrino e versatile, si è unito spesso a quelli di grossi nomi come il percussionista Trilok Gurtu, il grande compositore Gunther Schuller e persino Ornella Vanoni, che ha accompagnato spesso nei suoi dischi.

Fresu ha da poco festeggiato i suoi 60 anni con il triplo album «Paolo Fresu» (nel cui titolo al posto della a e della o c'è il numero 60 e al posto della e del cognome il numero 3), un disco sui generis come tutti i suoi dove ristampa u suo vecchio lavoro e sfodera due nuove proposte tra cui la rilettura, in chiave jazz, del repertorio di David Bowie.ì

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