Un europarlamentare italiano, del Pd, è stato espulso dalle Filippine su ordine del presidente Rodrigo Duterte. Giacomo Filibeck, che fra l'altro è anche vicepresidente generale del Partito socialista europeo, è stato cacciato dal Paese asiatico per aver violato le leggi filippine sull'immigrazione: l'esponente dem avrebbe infatti utilizzato un visto turistico per recarsi al congresso del maggior partito di opposizione del Paese. Un'attività che è stata considerata politica e non turistica e che per questo gli è costata l'allontanamento dallo Stato con un respingimento avvenuto direttamente in aeroporto.
Questa almeno è la versione ufficiale fornita dalle autorità locali. Secondo il resoconto dato della vicenda da parte degli europarlamentari del Pse, invece, Filibeck sarebbe stato espulso perché in una precedente visita nell'arcipelago asiatico aveva denunciato gli assassinii di migliaia di persone, definiti "extra-giudiziali", avvenuti durante la guerra senza quartiere al traffico di droga fortemente voluta dal presidente Rodrigo Duterte sin dal 2016.
Una ricostruzione che viene invece respinta dal governo di Manila: "Mister Filibeck è elencato nella nostra lista nera per aver violato le leggi sull'immigrazione che proibiscono agli stranieri di svolgere attività politica nel nostro paese" ha spiegato il segretario alla Giustizia, Menardo Guevarra, mentre il portavoce di Duterte, Harry Roque, ha giudicato la decisione un "esercizio di sovranità", aggiungendo che "Il leader socialista è una
di quelle persone che non vogliamo avere nel nostro territorio".Il presidente del Pse Sergei Stanishev ha bollato l'episodio come "inaccettabile" e ha espresso solidarietà all'opposizione democratica al governo filippino.
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