Il finto suicidio e la fuga. E ora nessuno lo rivuole

Adamo Guerra aveva inscenato la propria morte. La moglie: "Non è un uomo e non è un padre"

Il finto suicidio e la fuga. E ora nessuno lo rivuole
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Adamo Guerra, un nome da Odissea al contrario: è andato nella direzione opposta a Penelope. Per dieci anni. Invece di un diario epico una serie di grottesche missive, pure poco credibili. Ulisse che si fa legare all'albero della sua nave e si fa tappare le orecchie con la cera per resistere al canto delle sirene, lui che se la fila senza che nemmeno qualcuno lo tenti. È andato a nascondersi, ironia della sorte, nella città greca famosa per il suo porto: Patrasso. Dove tutti arrivano e da dove tutti partono.

È rimasto lì, incolume dalle responsabilità della sua vita vera, per dieci intangibili anni. Sepolto sotto una nebbia di tzatziki e negazione all'aglio. Vile nell'andarsene e vile nell'essere ritrovato. A luglio del 2013, Guerra (oggi 56 anni, di Lugo ma trapiantato a Imola) ha abbandonato moglie, figlie e genitori fingendo di suicidarsi e lasciando un biglietto nel quale affidava ad altri tutte le responsabilità accumulate in una vita: «Ciao mamma e papà, non ho molte parole da dire, ma purtroppo è andata sempre male. E adesso è arrivato il momento di farla finita. Cercherò di fare bene almeno questo ultimo passo per risparmiarvi il dolore di un funerale. Mi raccomando solo una cosa, la più importante: date una mano a Raffaella e alle bambine. Io non ci sono riuscito fino in fondo. Restano ancora alcuni anni difficili». Vigliacco nell'andarsene e vigliacco nell'essere ritrovato, si diceva. Quando le telecamere del programma Chi l'ha visto l'hanno stanato in Grecia, la reazione è stata una delle meno virili sulla faccia della terra. Al giornalista che lo ha riconosciuto e che lo incalzava spiegandogli che moglie e figlie, a casa, non avevano mai smesso di cercarlo, lui ha ribattuto scomposto: «Andate via. Non mi avete trovato, la cosa finisce qui». Nella sua vita precedente, quella che ha deciso di dimenticare, faceva, altra ironia della sorte, il rappresentante di casalinghi. Aveva fatto rinvenire i messaggi d'addio all'interno della sua abitazione, nel quartiere Zolino. Una settimana dopo la sua scomparsa, la polizia aveva recuperato l'auto parcheggiata vicino al porto di Ancona e poco dopo aveva scoperto che Guerra aveva comprato un biglietto per imbarcarsi il 9 luglio su un traghetto in partenza per Patrasso.

La Procura aveva chiuso le indagini nel 2015, avvalorando l'ipotesi dell'allontanamento volontario. «Credevo si fosse gettato giù», ha raccontato mercoledì sera l'ex moglie Raffaella a Federica Sciarelli. La svolta, come spiegato sempre dalla donna, è arrivata però solo qualche mese fa, quando lei ha presentato le pratiche per il divorzio. »L'avvocato mi ha chiamato dicendomi che mio marito non era uno scomparso, ma è vivo, ha fatto richiesta a febbraio 2022 all'Aire di essere un cittadino italiano residente in Grecia». Da qui l'amarezza di Raffaella. «Dieci anni sono tanti, la testa è sempre lì perché hai sempre una speranza. Quando ti chiamano dicendoti che è scomparsa una persona, si entra in un tunnel di cui non si vede la fine. Per me non è un uomo e non è un padre».

L'ha ritrovato ma non lo rivuole. Non sa più cosa farsene di quel goffo fuggiasco che da dieci anni campa industurbato a feta e Moussaka. Da Ulisse a Giorgio Gaber: «Si era nascosto povero cristo, ma l'han segnalato a Chi l'ha visto...».

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