Fiori, lacrime, coraggio.Tutti in fila per Navalny

In tanti sfidano i controlli della polizia per visitare la tomba dell'oppositore di Putin al cimitero moscovita di Borisovo

Fiori, lacrime, coraggio.Tutti in fila per Navalny
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Migliaia di moscoviti, migliaia di russi, migliaia di «eroi», come li definisce il leader dei socialisti olandesi, Frans Timmermans. Fanno la fila all'ingresso del cimitero di Borisovo, alla periferia meridionale di Mosca, si sottopongono alla lotteria del metal detector, all'onta delle perquisizioni personali, allo sguardo di disapprovazione degli sgherri di Putin, al rischio di essere identificati, schedati, arrestati, al freddo e alla neve che aggiungono sofferenza a sofferenza; tutto per lasciare un fiore, un messaggio, una lacrima alla tomba di Alexei Navalny, l'oppositore di Vladimir Putin ucciso in qualche modo dal suo regime il 16 febbraio scorso nel carcere di massima sicurezza sull'Artico.

La sua eredità politica e morale è un semino che ha appena incominciato a germogliare nella terra brulla calpestata dagli scarponi del totalitarismo che è la Russia di oggi. Molti sono lì, a Borisovo, davanti alla croce ortodossa e alla foto di un Navalny sorridente, molti di più vorrebbero esserci ma non hanno il coraggio, ammansiti da due decenni di terrore. La tomba è comunque sommersa di mazzi di fiori rossi e bianchi, molti garofani, qualche rosa. Tra essi anche quelli recati della mamma di Navalny, Lyudmila Navalnaya, ieri giunta a braccetto della consuocera Alla Ambrosimova, madre di Yulya, la vedova del dissidente.

Si respira dolore e amore, la paura qui oggi non vince, la presenza della polizia è meno percepibile rispetto a venerdì, il giorno del funerale e della sepoltura: «La polizia lascia passare coloro che desiderano dare l'addio al politico e non mette fretta a nessuno», constata quasi sorpreso su Telegram l'inviato dell'emittente Dozhd. Qualcuno fotografa con il cellulare, qualcuno inneggia a Navalny, qualcun altro azzarda un coro contro Putin, la polizia lascia fare, la strategia stabilita dal Cremlino evidentemente prevede questa apparente tolleranza. Si ha come l'impressione che il regime putiniano accetti quest'estrema esibizione di libertà come un tutto sommato piccolo prezzo da pagare per aver tolto di mezzo il nemico più fastidioso. D'ora in poi nessuno sarà in grado di dar voce alla Russia profonda, che celebra la fine di Navalny e in fondo il sonno della propria ragione. I fiori appassiranno, le lacrime asciugheranno, le foto sbiadiranno e Putin sarà sempre più solo al comando.

E poi gli arresti ci sono eccome. Non nella neve di Borisovo, ma in tutta la Russia. La piattaforma per i diritti civili Ovd-Info riferisce di almeno cento fermi in venti città nelle ore dei funerali di Navalny, venerdì, venti solo a Novosibirsk. Memoriali spontanei spuntati in centinaia di località russe sono stati impietosamente cancellati e i fiori portati via come spazzatura, tre siti web elettorali bloccati, davano informazioni pratiche sulle prossime presidenziali incitando a trasformare in qualche modo il momento del voto in una tacita protesta, come «A Mezzogiorno», che su indicazione di Navalny incoraggia i ribelli a recarsi alle urne in quell'orario di fuoco.

Ora il mondo guarda a Yulya Navalnaya, la vedova di Alexei, chiamata a raccogliere pur dal suo esilio il testimone del marito morto.

La donna ha già mostrato nei giorni scorsi a Strasburgo un carisma che fa ben sperare, sarà in questo aiutata dal team che ha affiancato il marito nella sua lotta e che ieri sottolineava come «l'eredità di Navalny rimarrà viva finché ci saranno milioni di persone in Russia e nel mondo che non saranno indifferenti a questo. Ecco perché non dobbiamo arrenderci».

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