Fisco più vicino, rinnovabili senza accise e stop ai bonus. Il Giornale ha intercettato un pacchetto di misure su fisco e bollette. Energia: si parte dalla risoluzione firmata nel 2019 dal deputato Fdi uscente Massimiliano De Toma e sottoscritta da tutte le forze parlamentari. L'idea di abbattere l'Iva sui carburanti dal 22% al 5% ha portato a un crollo delle frodi. «Dividersi il 5% di Iva evasa anziché il 22% ha reso meno appetibile il settore», spiega al Giornale uno degli esperti vicino a Fdi. Il governo manterrà la misura, l'attenzione è alle rinnovabili.
Tornano le trivellazioni a caccia di gas - il testo potrebbe arrivare già oggi in cdm - ma l'obiettivo è portare la quota di energia rinnovabile dal 30% al 50%, con un processo di decarbonizzazione grazie a un mix tra idrogeno (per i mezzi pesanti), biocarburante di nuova generazione, benzine sintetiche e nucleare. Come? «Con l'azzeramento delle accise e con una serie di incentivi su impiantistica microeolica e fotovoltaica, destinata «a tutti i tetti disponibili d'Italia» e caldaie a idrogeno che garantiscono un'autonomia al 100% a costi contenuti. Il pool di esperti lavora anche sui cosiddetti accumulatori. «C'è un brevetto italiano che consente di utilizzare il sale marino liquido anziché le terre rare, e questo ci affrancherebbe dal monopolio della Cina», spiegano. La stagione dei bonus aziendali e misure come il credito d'imposta è al capolinea. Meglio «incentivare gli investimenti, generare economia e consentire alle piccole e medie imprese, magari quelle a conduzione familiare che oggi sono escluse da una serie di misure destinate alle grandi imprese (come le risorse a fondo perduto) di reinvestire su se stesse», a partire dall'efficientamento energetico che sostituirà lo sfortunato bonus al 110% che tante speculazioni ha prodotto. Tema cartelle esattoriali: il problema nasce con la crisi del 2008 che ha fiaccato le imprese, su cui Equitalia e Riscossione si sono accanite. Non ci sarà un condono ma un «patto fiscale», fatte salve le rottamazioni delle cartelle sotto i 3mila euro. Dopo pandemia, guerra e caro bollette le azienda in difficoltà che non riescono a riprendersi preferiscono chiudere piuttosto che indebitarsi. «E questo genera un problema sulle entrate future», quindi bisogna agevolare le medie, piccole e micro imprese che vogliono continuare. I paletti sono ben chiari: somme certe, da restituire con tempi stabiliti, calcolando sia la sostenibilità aziendale sia la tenuta dei conti.
Poi c'è l'«inclusione finanziaria».
Dopo la pandemia moltissime aziende sono finite nel libro nero del Crif. Lasciarle fuori dall'accesso al credito bancario significa regalarle all'usura e alle mafie. Il dossier è già sul tavolo del viceministro Maurizio Leo.
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