Forti torna ma la sinistra fa scena muta

Nessuna parola dal Pd. Tajani: "Quando si lavora in silenzio...". Solo Bonelli fiata: "E la Salis?"

Forti torna ma la sinistra fa scena muta
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Orizzonte vuoto. Nemmeno una dichiarazione. Nulla da dire, anche se il ritorno di Chico Forti era atteso da 24 anni. A sinistra si sono indignati per le presunte amnesie e balbettii del governo sul caso di Ilaria Salis, e hanno accusato Palazzo Chigi di chissà quali complicità con la destra di Orban, poi forse hanno dovuto ricredersi perché Ilaria Salis ha ottenuto gli arresti domiciliari a Budapest, ma il viaggio verso casa di Forti lascia il Pd indifferente. Si dice che sia stato vittima di un errore giudiziario, lui si proclama da sempre innocente; non importa, Schlein e compagni latitano. Assenti anche i 5 Stelle. Forse non vogliono fare da stampella al tripudio delle forze di maggioranza che srotolano a getto continuo dichiarazioni di giubilo.

I radar puntati sull'emiciclo progressista del Palazzo scrutano il vuoto. L'eccezione è il leader dei Verdi Angelo Bonelli: «Bene Chico Forti che torna in Italia dopo una lunga battaglia durata anni. Ricordo che l'autorizzazione al trasferimento si attendeva da tre anni. Ora - è la comprensibile virata di Bonelli - facciamo eleggere Ilaria Salis e liberiamola». Bonelli infatti è uno dei grandi sponsor della controversa candidatura alle europee che aveva tentato anche il Pd. Pure Renzi pensa a Budapest: «Spero Meloni faccia lo stesso con Salis».

Ancora si registra la voce di Benedetto Della Vedova di +Europa: «Il trasferimento di Forti è una dimostrazione di come il ricorso al diritto internazionale, in questo caso la Convenzione di Strasburgo attivata nel 2019, è un processo lungo e complesso ma capace di rendere esigibili diritti universalmente riconosciuti».

Dall'altra parte è un susseguirsi di affermazioni cariche di soddisfazione. «Si ottengono questi risultati - spiega il ministro degli Esteri Antonio Tajani - quando si lavora in silenzio, senza fare polemiche, con una grande azione del governo certamente ma anche della nostra diplomazia». Insomma, il vicepremier riconosce l'opera corale svolta da tante persone dietro le quinte, a cominciare dalla premier. «È da quando ci siamo insediati che stiamo lavorando perché Chico Forti possa scontare la seconda parte della sua detenzione in un carcere italiano. Ci sembra una cosa giusta».

Sulla stessa linea il guardasigilli Carlo Nordio: «Questo è innanzitutto un successo della presidente del consiglio Giorgia Meloni e uno straordinario traguardo politico e diplomatico. Ringrazio in particolare l'Attorney general Merridk Garland, e il governatore della Florida Ron De Santis. Aver permesso di continuare a scontare la pena in Italia - e poter così riabbracciare l'anziana madre - è un importante segnale di amicizia e fiducia verso il nostro Paese. Dimostra tutta l'autorevolezza di cui, in questo momento, il governo italiano gode negli Stati Uniti». «Bentornato Chico!», lo saluta affettuosamente il leader della Lega Matteo Salvini.

Patriottismo fa dunque rima, in qualche modo, con garantismo. In questa interminabile lista non manca naturalmente il presidente della Provincia di Trento, la terra d'origine dell'imprenditore, Maurizio Fugatti: «È la notizia che tutti i trentini stavano aspettando: Chico Forti torna oggi in Italia».

In controtendenza invece Enrico Costa di Azione: «Davvero non comprendo questo tripudio di governo su Chico

Forti. Va bene la soddisfazione per l'azione diplomatica andata a buon fine, ma la Presidente del consiglio che lo va ad accogliere all'aeroporto non ha nessun senso». Critiche in margine a un giorno di orgoglio nazionale.

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