Roma - Il summit vaticano sugli abusi nella Chiesa si apre oggi, nonostante le polemiche, gli sgambetti, i fuochi incrociati, le accuse e le proteste in strada. Papa Francesco arriva al vertice sereno dicono i suoi consiglieri, per nulla preoccupato dei tentativi non riusciti di condizionare l'opinione dei partecipanti alla tre giorni, che vedrà impegnati i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo. «Il Papa sa bene che c'è qualcuno che cerca di manipolare il vertice», spiega un alto prelato che ha parlato ieri pomeriggio con Francesco, «ma sa altrettanto bene che è lo Spirito Santo a decidere e queste persone rimarranno deluse».
Consapevole degli attacchi subiti nelle ultime ore, Bergoglio proprio ieri mattina ha usato parole forti contro chi lancia accuse e cerca di destabilizzare il sistema. «Chi ama la Chiesa non l'accusa distruggendola con la lingua - ha detto parlando a braccio in un incontro con i fedeli della diocesi di Benevento - L'ufficio di accusatore di chi è? Del diavolo! E coloro che passano la vita accusando, accusando, accusando, sono amici, cugini, parenti del diavolo».
Le proteste in piazza e una chiara chiamata alla rivolta contro l'evento voluto da Francesco non sono comunque mancati: da un lato la lettera aperta dei cardinali dei «dubia» che invitano i vescovi partecipanti al summit a non tacere di fronte a chi non ha risposto ai loro quesiti (il Papa) e ad alzare la voce per «salvaguardare e proclamare l'integrità della dottrina della Chiesa», dall'altro l'ennesima protesta nei dintorni del Vaticano questa volta di alcuni rappresentanti delle vittime di abusi che hanno attaccato il comitato organizzatore del summit. La voce più forte è quella di Peter Saunders, vittima ed ex membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, allontanato dopo le sue dichiarazioni in tv contro il cardinale George Pell. «Ci sono le vittime ammesse a un incontro con la Commissione che organizza il summit contro la pedofilia - ha detto - E ci sono anche vittime escluse da questo incontro. Noi come Eca (Ending Clergy Abuse) non veniamo ricevuti, parlano con le vittime che vogliono loro, ma devono capire che noi rappresentiamo 22 Paesi». Il comitato organizzatore, in effetti, ieri mattina, ha incontrato, per oltre due ore, un gruppo di 12 vittime: uomini e donne che hanno raccontato le loro storie senza omettere alcun particolare. «I leader della Chiesa dopo questo summit avranno indubbiamente una maggiore comprensione degli abusi», spiega a Il Giornale Marie Collins, irlandese, vittima a 13 anni di un prete pedofilo cattolico e anche lei ex membro della Pontificia commissione sulla tutela dei minori, «la cosa più importante è ciò che arriverà dopo il vertice; è stato promesso che ci saranno delle azioni, ecco, dev'essere messa in atto una politica di tolleranza zero ed espellere automaticamente dalla Chiesa ogni sacerdote colpevole di abusi su minori». La donna, da sempre impegnata nella protezione dei bambini, aveva lasciato l'incarico in Vaticano nel 2017 dopo aver parlato di «omissioni» della Curia Romana e di «mancanza di cooperazione» sul tema pedofilia da parte di alcuni di dicasteri. «Rimuovere dal sacedozio l'ex cardinale McCarrick è stata una giusta decisione - spiega oggi - la sua condanna poteva comportare anche la scomunica, ma tutto dipende dalla Chiesa e dal diritto canonico.
Il summit vaticano potrebbe aiutare adesso a far crollare il sistema di protezione dei preti pedofili, anche se penso che potrebbe passare qualche tempo prima che tutti nella Chiesa vedano la protezione dei minori come una priorità».
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