"La Francia blinda la frontiera mentre Alfano toglie i poliziotti"

Il grido degli agenti: "Il confine di Ventimiglia è sempre più sotto pressione, ma il Viminale manda gli uomini ad Expo"

"La Francia blinda la frontiera mentre Alfano toglie i poliziotti"

Da Ventimiglia (Imperia)

A metà del ponte che segna il confine italo-francese, Stefano Cavalleri ci indica le installazioni doganali dei transalpini: “Vedete là? Guardate quante macchine della polizia. Qui in Italia non abbiamo nulla.”

Cavalleri è segretario del Sap per la provincia di Imperia, lo incontriamo per farci spiegare esigenze e problemi della polizia nell’affrontare l’emergenza degli immigrati che da qualche settimana attanaglia Ventimiglia. E lui ci risponde diretto: “Il problema è semplice, l’Italia apre i confini, la Francia li chiude. E questo è un paradosso.”

La Francia sta respingendo gli immigrati sul confine. Può farlo?

“Tecnicamente no. Il trattato di Schengen prevede solo i cosiddetti ‘controlli di retrovalico’, da effettuarsi a campione entro una fascia di dieci chilometri dal confine. I francesi invece piazzano i loro uomini alla vecchia dogana, sia sui valichi stradali che su quelli ferroviari. E rimandano indietro chi non è in regola con i documenti.”

Come funziona questa procedura, dal punto di vista pratico?

“Gi accordi bilaterali di Chambéry tra Italia e Francia del 1997, prevedono la possibilità di chiedere la riammissione di persone con i documenti non in regola fermate sul territorio dell’altro Paese in una fascia di territorio calcolata a partire dalla frontiera. Per la Francia la zona va più o meno fino a Nizza, per noi fino ad Imperia. Al 25 maggio 2015 quest’anno le riammissioni dalla Francia in Italia sono già 2500.”

La Francia impiega molti uomini in questa operazione?

“Continua ad aumentare gli effettivi. Oltre alla polizia di frontiera, la Paf, ci sono i reparti mobili CRS e la Gendarmerie. Si muovono in forze, a decine.”

E l’Italia può fare altrettanto?

“L’Italia? A Ventimiglia abbiamo gli organici ridotti al minimo, con dieci uomini su sessanta distaccati a Milano per l’Expo. Se si tolgono i malati, gli uomini in ferie e quelli in congedo rimangono non più di 25-30 uomini per volta. Il presidio di polizia di confine è sguarnito. Anche per quanto riguarda le dotazioni.”

In che senso?

“Il Viminale non ci fornisce gli strumenti per lavorare in modo puntuale. Ad esempio serve il sistema portatile di identificazione tramite impronte “Afis”, ma le persone che non hanno commesso reato hanno la facoltà di non sottoporsi al rilievo delle impronte e alla fotosegnalazione. Si tratta di un controllo a discrezione del pubblico ufficiale. La circolare del Viminale che impone di sottoporre a rilievi fotodattiloscopici le persone ha un senso di pubblica sicurezza, ma il controllo andrebbe reso obbligatorio al momento dello sbarco. Invece spesso vengono mandati nei centri di accoglienza, magari ad Imperia, senza che siano stati identificati.”

E anche con gli uomini e i mezzi necessari, cosa potremmo fare?

“Ben poco,

perché il reato di immigrazione clandestina è stato abolito. Schengen garantisce la libera circolazione delle persone; si possono sospendere gli effetti del trattato, ma servono delle motivazioni fondate.”

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