Parigi. Li hanno ribattezzati i bacini della rabbia della Francia profonda: mentre le città francesi mostrano le stigmate di una settimana ad alta tensione, per i cortei anti-riforma delle pensioni, ieri l'epicentro della violenza è stato nella campagna; nella congiunzione tra ecologisti e black bloc, insieme in 6mila nel piccolo centro di Sainte-Soline, appena 379 anime nel dipartimento di Deux-Sèvres.
È dovuto intervenire il ministro dell'Interno Gérald Darmanin per dar conto di quanto stava succedendo nella Nuova Aquitania: «Sette manifestanti e 24 gendarmi feriti negli scontri, la violenza dell'estrema sinistra è inaccettabile». Un bilancio provvisorio, ammette il ministro, che secondo gli organizzatori non terrebbe conto della «repressione» della polizia in tenuta anti-somossa, che in serata, dopo i lacrimogeni usati per rispondere alle molotov e sgombrare l'area avrebbe portato a una quarantina di feriti gravi: «Diversi in ospedale con traumi facciali, il governo conosce solo la brutalità», tuonano i verdi, che parlano di 25mila manifestanti presenti. In attesa di raccogliere le acque per salvare l'agricoltura, quest'angolo ovest dell'Esagono è diventato una calamita per casseur professionisti: ormai già tollerati da giorni nei cortei anti-Macron dei sindacati (che hanno ammesso di aver perso il controllo delle piazze da loro stessi convocate) oggi più che mai tornano «utili» all'ultra-gauche per instaurare un clima di tensione costante; ieri trincerati dietro i vessilli verdi. Gli agricoltori qui chiedono da mesi a Macron di accelerare la costruzioni di bacini idrici per aiutare il settore in crisi a irrigare i campi delle colture intensive e contrastare la siccità. Un'urgenza. Invece eccoli, gli écolo-casseur, a bloccare la sola ancora di salvezza per l'agricoltura francese. Il caos ha assunto subito le sembianze di un «piano» nazionale ben orchestrato; una strategia della tensione che pure il leader dell'estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon cavalca, mentre Marine Le Pen condanna i danneggiamenti subìti dalle città francesi, e preferisce opporsi a Macron dai banchi dell'Assemblea nazionale. Siamo ormai al conflitto sociale permanente, e anche quando il governo cerca di dar risposte concrete ai bisogni di alcuni pezzi della società viene duramente contestato. Se la protesta per l'età da 62 a 64 anni non accenna a placarsi, e per martedì si attende una nuova ondata di scioperi, ieri si è riaccesa la miccia dei «serbatoi sostitutivi» necessari per far funzionare il piano di ripresa del settore agricolo lanciato da Macron. Contro «la monopolizzazione dell'acqua da parte dell'agrobusiness», molotov e incendi.
La querelle va avanti dal febbraio 2017, data di inizio dell'inchiesta pubblica sui 19 bacini - già ridotti a 16 - per un totale di 6 milioni di metri cubi d'acqua. La prefettura nega di aver impedito l'evacuazione dei feriti, come i verdi continuavano a ripetere in tv. Alla fine il predetto accusa la segretaria nazionale di Europe Ecologie-Les Verts, Marine Tondelier, di menzogne. Tondelier tacciava la polizia di aver volutamente «preso di mira con granate e lacrimogeni» lei e altri funzionari eletti, mentre tentavano di intervenire per «proteggere i feriti».
La premier Elisabeth Borne è tornata invece a difendere l'azione dell'esecutivo sulle pensioni: «Non rinuncerò a costruire compromessi», ha detto ospite dell'ex premier Edouard Philippe, al congresso di Horizons: «Rifiutiamo il caos» di fronte alla protesta sociale, tuona Philippe, che spalleggia Macron nel momento più difficile. Un uomo, Philippe, che risponde sempre presente. E potrebbe farlo anche questa volta in caso di rimpasto.
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