Situazione esplosiva in Francia, con i black bloc che scatenano l'inferno durante e dopo la giornata di mobilitazione generale, in larga parte pacifica, contro la riforma delle pensioni. Incendi, saccheggi e scene di guerriglia fino a tarda notte. Ben 200 manifestazioni erano ancora in corso intorno alle 22, non solo a Parigi, ma anche a Bordeaux, dove è stato dato alle fiamme il portone d'ingresso del municipio, e in diverse altre città francesi. Il ministro dell'Interno Gérald Darmanin ha riferito di almeno 149 agenti feriti e ha spiegato: «I casseurs, spesso di estrema sinistra, sono venuti per uccidere dei poliziotti».
La nazione ha risposto ieri a Emmanuel Macron con una nuova massiccia protesta pacifica, con un'impennata di violenze provocate dai black bloc, e con uno slogan secco: «retrait», ritiro, gioco di parole con «retraite», pensione, per urlare al presidente della Repubblica di rimettere nel cassetto la riforma che allunga da 62 a 64 anni l'età pensionabile. Contro il provvedimento ieri sono scesi in piazza 1 milione e 89mila manifestanti, secondo il ministero dell'Interno, di cui 119mila a Parigi. Per i sindacati erano 3 milioni e mezzo, 800mila nella capitale, un record. In ogni caso, è la prova che la protesta, ora che il provvedimento è stato adottato, si è riaccesa invece che spegnersi.
La risposta del Paese è arrivata chiara, mentre il presidente era a Bruxelles per il vertice europeo. Massiccia partecipazione non solo nella capitale, ma record di sostegno in decine delle oltre 240 città dell'Esagono dove i francesi hanno sfilato, da Nantes a Bordeaux, da Marsiglia a Rennes. Non senza tensioni e scontri, a causa dei black bloc, 1500 solamente a Parigi, che hanno messo a dura prova i 12mila agenti dispiegati dal ministero dell'Interno e hanno confermato il timore dei servizi segreti: il rischio di radicalizzazione della protesta e di violenze a margine dei cortei pacifici. Molotov, sampietrini e fuochi d'artificio sono stati lanciati contro gli agenti in assetto antisommossa, che hanno risposto con gas lacrimogeni e cariche. Almeno 172 i fermi, 77 a Parigi. La premier Elisabeth Borne ha commentato: «Manifestare è un diritto, le violenze sono inaccettabili».
Invece che placare gli animi, le parole pronunciate mercoledì in tv da Macron, che ha definito «necessaria» la riforma, hanno infiammato la Francia. Lo dice la piazza e lo dicono i sondaggi. Per il 71% dei francesi, ha rilevato Bfmtv, il capo dello Stato «non è stato convincente», il suo intervento ha addirittura «generato rabbia» secondo il 61%. E 6 francesi su 10 continuano a sostenere la mobilitazione. Nella capitale i manifestanti hanno occupato i binari della Gare de Lyon e l'aeroporto Charles De Gaulle, alla vigilia della visita di 4 giorni del Re Carlo d'Inghilterra.
Il Paese è nel caos. Annullati per oggi il 30% dei voli all'aeroporto di Orly e il 20% a Marsiglia, Tolosa e Lione. Solo una raffineria TotalEnergies su 4 funziona. Si tratta del gestore di oltre metà degli impianti e di un terzo dei benzinai. E dopo le violenze, si aspetta la conta dei danni.
I senatori di sinistra, socialisti e membri del gruppo Crce (comunista, repubblicano, cittadino ed ecologista), intanto, ieri hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale, già investita dalla premier Elisabeth Borne, per contestare le «leve procedurali» che hanno consentito di adottare la riforma velocemente e senza voto in Assemblea nazionale.
Una nuova mobilitazione è già convocata per il 28 marzo. Ma le violenze di ieri sono destinate ad aprire un nuovo scontro. «Il responsabile è all'Eliseo», dicono gli anti-Macron. «Serve riunire il Paese e fermare questa deriva», spiegano i pro.
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