La traccia è nascosta sotto asfalto, erba, case. Riemerge come un lungo cetaceo che emette aria, e allora spuntano tessere di basolato che luccicano al sole, poi riaffonda in una sequela di abusivismi, incurie, e una incredibile, millenaria, dimenticanza. La via Francigena nel Sud è il grande cardine dei cammini italiani. Ripercorre per alcuni tratti quelle che erano l'antica Via Appia romana e l'Appia medievale, fino a Benevento, e da lì piega per la Via Traiana, che si avvicina alla costa pugliese per poi terminare a Santa Maria di Leuca, de finibus terrae, la punta meridionale della Puglia. Ma la via Francigena del Sud, nell'immaginario, e anche nella sua storia, va oltre il nostro Sud: oltre il mare e l'Europa, verso l'Asia, le terre semitiche, per arrivare a Gerusalemme.
Ancor di più che per la Francigena «classica» (il cammino che da Canterbury scendeva a Roma), la Francigena nel Sud, termine moderno che indica l'ideale prosecuzione del tragitto dal Nord, era un cammino mistico e di ricerca. Collegava le due capitali religiose, Roma e Gerusalemme, accompagnava da Occidente a Oriente, era una sorta di via della seta della cristianità. L'attuale percorso mantiene questa ideale prosecuzione mentale oltre il mare, sebbene siano pochissimi i pellegrini che raggiungono Gerusalemme zaino in spalla.
Anticamente si prendeva il mare da vari porti del Sud, da Barletta in giù. L'approdo finale per il moderno camminatore è lo straordinario incrocio dei due mari: a Santa Maria di Leuca, l'Adriatico e lo Ionio si toccano in un punto preciso. Dal santuario De finibus terrae si può scrutare per ore quella formidabile linea di separazione, davanti a un orizzonte di acqua sterminata.
La via Francigena nel Sud si sviluppa lungo 45 tappe e 900 chilometri di percorso, attraverso Lazio, Campania e Puglia, e da un anno ha ottenuto il riconoscimento di «Itinerario culturale del consiglio d'Europa». Il cammino è fitto di punti di accoglienza e B&B si trovano ovunque, ma si sta predisponendo una rete ad uso e consumo dei camminatori.
Come per la Francigena da Canterbury a Roma, la successione delle tappe è stata ricavata dal diario di un pellegrino. In questo caso la datazione è l'anno 333 dopo Cristo. L'autore, un anonimo, descrisse il suo viaggio da Gerusalemme a Burdigala, l'attuale Bordeaux. «Questo è il più antico cammino d'Europa di cui si ha testimonianza», ci racconta Angelofabio Attolico, responsabile del Sud Italia all'interno dell'Associazione europea delle vie Francigene.
Per comodità conviene guardare il cammino lungo l'asse Nord-Sud e dunque da Roma, a partire dai primi chilometri di quella che per gli antichi romani era la regina viarum, l'antica Appia, costruita dal censore Appio Claudio Cieco nel 312 aC e completata più di un secolo dopo, con l'estensione fino a Brundisium. L'Appia, oltre a rivestire un ruolo primario nei commerci con il Sud della penisola, fu fondamentale nel rinforzare l'incontro tra la cultura romana e quella della Magna Grecia delle colonie elleniche. Ora chi si incammina sulla Francigena nel Sud la vede spuntare all'improvviso, tra statali e urbanizzazioni dissennate, in alcuni tratti fino a Terracina.
La prima tappa è la più intensa immersione nella storia romana che si può sperimentare in un percorso a piedi: si cammina da Roma sui massi di basolato fino a Castelgandolfo, fiancheggiando i sepolcri degli Scipioni, di Geta, di Priscilla, la villa dei Quintili, il mausoleo di Cecilia Metella e il Castrum Caetani, accanto a ville moderne protette da pesanti cancelli di ferro. Ma se si vuole conoscere il mondo prima dei romani, o ai loro albori, bastano spesso pochi passi oltre il percorso ufficiale per scoprire civiltà arcane. Succede ad esempio a Norma, paese arroccato tra Cori e Sermoneta, tratto in cui si cammina invece sull'Appia medievale. L'adiacente antica Norba conserva resti di mura ciclopiche e tracce di un leggendario insediamento: la città fece parte della Lega Latina contro Roma. Si racconta che nei suoi cunicoli sotterranei sia nascosto un tesoro barbarico.
La via Francigena nel Sud regala dunque la straordinaria mappa di una via Santa: segni infiniti di colonizzazioni romane, con resti di ville, tombe, templi pagani che guardano il tramonto come quello dedicato a Giove Anxur, dominante su Terracina; misteriose rocce megalitiche (a Campo Soriano), panorami immensi sul Tirreno con i luoghi della maga Circe, e poi, a Sud, sull'Adriatico, percorrendo tutto il Salento fino al suo limite. Da Benevento si raggiunge la costa pugliese attraverso Troia, Cerignola, Canosa, si passa non lontano dal misterioso castello ottagonale di Castel del Monte, e poi si punta verso Bitonto e Bari. Da lì, lungo la costa, soste a Lecce e Otranto, fino a Leuca.
Un itinerario tutto o in buona parte percorso da Annibale e da centurioni, da scrittori e filosofi, dai Crociati e pellegrini, da poeti di corte, dame, cavalieri, e persino dal giovane Mozart, di cui è testimoniato il passaggio dalla Dogana della Portella, tra Fondi e Terracina, quando a 14 anni girava l'Italia da bambino prodigio in compagnia del padre. Qui spunta come un miraggio un tratto di Appia romana che si perde nell'erba fino a scomparire sotto l'Appia moderna.
Un altro punto in cui una delle antiche vie, in questo caso la Traiana, riaffiora, sono gli scavi di Egnazia, vicino Monopoli, antichissima città degli Japigi, poi romana, citata da Orazio in una Satira in cui si narra il suo viaggio da Roma a Brindisi. A pochi passi sorge un borgo turistico frequentato anche da Madonna: siamo nel cuore della Puglia dei matrimoni milionari.
Ma per chi percorre un'altra strada, quella dei passi lenti, Egnazia è uno dei luoghi in cui l'eco della storia irrompe con più forza, uno dei tanti lungo un itinerario da guardare e ascoltare fino ai «confini della terra».
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