Non è rimasta vacante a lungo la poltrona di direttore della cybersicurezza nazionale, lasciata libera quattro giorni fa da Roberto Baldoni, che la occupava da quando l'Agenzia è stata fondata. Alle dimissioni di Baldoni, mai motivate ufficialmente e chiaramente, il governo reagisce con una decisione che segna un preciso cambio di rotta nella gestione della sicurezza informatica delle infrastrutture pubbliche e private nazionali. Baldoni era un tecnico, un professore di informatica. Al suo posto Giorgia Meloni - cui per legge spetta la decisione - spedisce un boiardo di Stato: Bruno Frattasi, attuale prefetto di Roma, per anni capo di gabinetto al ministero dell'Interno, dove venne portato dalla Lamorgese dopo essere stato a capo dei vigili del Fuoco.
Un curriculum, come si vede, lontano dal mondo dell'informatica: che sembra segnare la volontà di Palazzo Chigi di mettere sotto controllo diretto dell'esecutivo la struttura, in un momento in cui anche episodi recenti - come l'incursione devastante del 5 e 6 febbraio scorso - avevano dimostrato la vulnerabilità del sistema Italia. È una vulnerabilità che la Meloni non vuole permettersi, in uno scenario critico come quello creato dall'appoggio italiano all'Ucraina nel conflitto.
La posizione di Baldoni si era fatta negli ultimi tempi, non solo in virtù della facoltà di spoil system riconosciuta dal governo (era approdato all'Acn nel dicembre 2021 su nomina di Mario Draghi) ma anche per alcune oggettive difficoltà emerse nella gestione della complessa macchina organizzativa, in buona parte ancora in fase di rodaggio. All'interno dell'Agenzia gli venivano contestate soprattutto debolezze nella comunicazione esterna nei momenti critici.
Accanto a sé Baldoni aveva portato come capo della comunicazione Arturo Di Corinto, giornalista del Manifesto e di Repubblica, mentre alle relazioni istituzionali dell'Agenzia era approdato Francesco Carioti, già appartenente ai servizi segreti. È sull'operato di questa coppia che negli ultimi tempi l'apparato dell'Agenzia sollevava le maggiori perplessità. «Ogni volta che un server viene bucato - era la lamentela - in Italia sembra che i russi si siano impadroniti dell'intera rete nazionale». Starà adesso a Frattasi decidere se avvicendare i due frontman dell'Agenzia o mantenerli al loro posto.
A disposizione della Meloni e del suo sottosegretario Alfredo Mantovano, vero artefice della scelta, ci sarebbe stata una opzione intermedia, che a un certo punto era sembrata risultare vincente: rimpiazzare Baldoni con la sua vice, Nunzia Ciardi. Anche la Ciardi ha fatto tutta la sua carriera, come Frattasi, negli organici del Viminale, ma come poliziotta, e negli ultimi quattro anni - prima di approdare all'Acn - ai vertici della Polizia postale, a occuparsi proprio di cybercrime e sicurezza informatica. Al profilo istituzionale unisce quindi la competenza tecnologica, e questo era sembrato il suo atout.
Invece Palazzo Chigi sceglie di andare sul sicuro e nomina
Frattasi, 68 anni. Come previsto dalla normativa, l'«intendimento» di nominare il nuovo capo è stato comunicato al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e al Copasir, il comitato parlamentare di vigilanza sull'intelligence.
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