Fuga in avanti di Sala sul gender

​Il Comune di Milano per seguire i dettami del politicamente corretto riscrive la legge. In occasione delle elezioni regionali, la giunta Sala ha deciso di avere una sola fila ai seggi per uomini e donne

Fuga in avanti di Sala sul gender

Il Comune di Milano per seguire i dettami del politicamente corretto riscrive la legge. In occasione delle elezioni regionali, la giunta Sala ha deciso di avere una sola fila ai seggi per uomini e donne. La scelta è stata fatta, come si legge sul sito del Comune, per realizzare «seggi elettorali rispettosi delle persone transgender e non binarie» aggiungendo: «L'Amministrazione comunale ha scelto di sensibilizzare chi presiede il seggio elettorale affinché, consapevole dell'impatto della divisione in uomini e donne, non distribuisca gli elettori in due file, tenga i registri vicini e proceda all'identificazione delle persone solo quando arriva il proprio turno, optando per una modalità non discriminante e maggiormente rispettosa dell'identità di genere di ciascuno».

L'iniziativa nasce in linea con la mozione «Provvedimenti volti a favorire l'inclusione e la cittadinanza delle persone transgender» approvata dal Consiglio comunale nel maggio dell'anno scorso ma è lo stesso Comune a dover ammettere che la legge prevede una distinzione dei registri elettorali per genere maschile e femminile: «i registri elettorali, per legge, sono divisi in base al genere e nella maggior parte dei casi avviene che i presidenti seguano questo criterio per gestire il flusso delle persone che si recano a votare».

L'iniziativa nasce su sollecitazione delle associazioni LGBT che ritengono la divisione delle file per genere sia «discriminante e lesiva nei confronti delle persone transgender e non binarie». Eppure non si tratta di nessun comportamento discriminatorio bensì di una prassi, come riconosce anche il Comune di Milano, «in uso da decenni». Un modus operandi nato per agevolare le operazioni di voto rispettando la legge che ora si vuole mettere in discussione creando una distinzione con il resto d'Italia.

Secondo il Comune di Milano: «Mettersi in fila in base al genere assegnato alla nascita costringe, nei casi in cui esso non corrisponda alla propria identità o espressione di genere, a coming out forzati che possono sfociare in situazioni di imbarazzo o disgusto, a causa delle quali molte persone sono portate a scegliere di rinunciare al voto».

Si tratta in realtà di un ulteriore passaggio che mette in discussione l'esistenza dei generi e le differenze tra uomo e donna costruendo una società «genderless» di cui la giunta Sala è in prima linea da tempo. Proprio a Milano in primavera entrerà in vigore il registro per il riconoscimento dell'identità alias e il genere di elezione, un registro rivolto alle persone transgender che devono mantenere il proprio nome anagrafico e il genere d'origine fino alla conclusione della procedura giudiziale e di rettifica anagrafica.

Non esiste una legge nazionale che preveda l'esistenza di tale registro, così come non esiste una legge sulla carriera alias nelle scuole, tali iniziative rischiano perciò di creare confusione nelle anagrafe e andare oltre i poteri delle amministrazioni locali.

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