La fuga dall'inferno di Lesbo rischia di arrivare in Europa

L'incendio scoppiato nel campo dove erano stipati 13mila migranti. Che ora puntano la rotta balcanica

La fuga dall'inferno di Lesbo rischia di arrivare in Europa

Quasi 13mila migranti sono alla sbando dopo l'incendio che nella notte fra martedì e mercoledì ha distrutto il maxi campo di Moria sull'isola greca di Lesbo nell'Egeo orientale. Le fiamme sono state appiccate da un gruppo di richiedenti asilo, che si opponeva alla quarantena dopo la scoperta di 35 positivi sui primi 2mila tamponi. Le Ong invocano l'intervento dell'Unione europea per ridislocare i migranti descrivendo l'«inferno» di Moira, ma non dicono una parola sulle violenze scoppiate all'interno, che hanno portato al drammatico rogo. Il rischio è che le migliaia di migranti, senza più un campo dove stare, seppure fatiscente, cercheranno di proseguire lungo la rotta balcanica con l'obiettivo di raggiungere l'Italia. «Abbiamo visto il fuoco divampare, un inferno. Tutto il campo era inghiottito dalle fiamme e c'era un esodo di persone in fuga senza alcuna direzione. Bambini spaventati e genitori sotto shock» ha raccontato Marco Sandrone, responsabile del progetto di Msf a Moria.

Nella notte di martedì sono scoppiati all'interno del campo degli scontri fra migranti, che erano 12.500. Le autorità greche avevano imposto la quarantena da giovedì scorso dopo la scoperta dei primi positivi. Secondo il ministro greco per l'Immigrazione, Notis Mitarachi, l'incendio è stato appiccato da alcuni «richiedenti asilo». Il rappresentante del governo ha sottolineato che vari focolai «sono scoppiati nel campo durante la notte in seguito agli scontri per il rifiuto dei richiedenti asilo di sottoporsi alla quarantena». I vigili del fuoco hanno avuto difficoltà a spegnere le fiamme e all'inizio sono stati presi a sassate.

Il campo era stato allestito per ospitare appena 3200 persone. Lo scorso ano erano quasi 5678, ma poi con il governo di centrodestra si è arrivati a 21mila migranti. Negli ultimi mesi è cominciata la decongestione della struttura, ma sono rimaste 13mila persone. Fra questi 4mila bambini compresi 400 minori non accompagnati, che verranno evacuati con un ponte aereo. Oltre 12mila migranti e richiedenti asilo sono dispersi sulle colline dell'isola e lungo la strada che porta al capoluogo, Mitilene, dove la polizia blocca l'ingresso. Il premier greco Kyriatos Mitsotakis ha proclamato lo stato d'emergenza e subito dichiarato: «Non ci sono scuse per le reazioni violente ai controlli sanitari e, soprattutto, per simili disordini».

La Comunità di Sant'Egidio lancia un appello a tutti i paesi dell'Unione Europea per accogliere con urgenza i migranti che hanno perso tutto. «È il simbolo del fallimento delle politiche adottate dall'Unione europea nella gestione della crisi migratoria negli ultimi anni», ha dichiarato Paolo Pezzati di Oxfam Italia. Ovviamente non ha detto una sola parola sull'origine dolosa dell'incendio, ma punta il dito contro il governo greco chiedendo «un'immediata indagine del Parlamento europeo».

La Francia è pronta a fare la sua parte nel «dramma umanitario». Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha sostenuto che bisogna aiutare la Grecia con «la distribuzione dei rifugiati nell'Ue». Però il ministro dell'Interno ha subito bloccato la richiesta dell'organizzazione Sicherer Haefen (Porti sicuri), formata da Laender e comuni della Germania, per trasferire d'urgenza in territorio tedesco i migranti del campo di Moria.

A Lesbo

potrebbero scoppiare gravi disordini. La Grecia vuole ospitare i migranti su navi traghetto e della Marina. In migliaia sperano di raggiungere la terraferma per proseguite lungo la rotta balcanica, che arriva fino da noi.

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