Di nuovo il pallottoliere. Nemmeno il tempo di prendere fiato dalla sbornia della fiducia al cardiopalma ottenuta mercoledì a Palazzo Madama che è di nuovo tempo di dare i numeri. Ancora risicatissimi. Ma stavolta la maggioranza rischia sul serio di andare sotto. Mercoledì o giovedì, sulla relazione sullo stato della Giustizia del ministro Alfonso Bonafede, sarà decisivo il voto dei 18 senatori di Italia Viva. I renziani saranno determinanti per far pendere la bilancia da una parte o dall'altra. Infatti se Iv decidesse di votare compatta per il No, i giallorossi sarebbero sotto di 11 voti. Con i No a 156 e i Sì a quota 145. Con un'astensione dei renziani, la partita si chiuderebbe 145 a 138 in favore del Guardasigilli grillino e del premier Giuseppe Conte.
«Ascolteremo Bonafede e valuteremo, ma se la relazione si basa sulle idee che Bonafede ha portato avanti negli anni è difficile che Italia Viva possa votarla», fa sapere l'ex ministra dell'Agricoltura e senatrice di Iv Teresa Bellanova. Circola anche l'ipotesi di una nuova astensione dei renziani. Ma l'indiscrezione, proveniente da fonti di Pd e M5s, non trova riscontri all'interno del partito guidato da Matteo Renzi.
Quel che è quasi sicuro è il voto contrario di Riccardo Nencini. Il senatore socialista, che a Palazzo Madama è nel gruppo insieme ai renziani, ha votato in extremis la fiducia a Conte ma esclude di votare per Bonafede. « Voglio ricordare che a differenza di altri che votarono la fiducia a Bonafede, io votai no. Mi pare molto difficile poter cambiare radicalmente posizione», spiega Nencini a SkyTg24. E il governo perderà anche il voto di Pier Ferdinando Casini. «Ascolterò Bonafede con attenzione, ma escludo di poter votare a favore. Sulla giustizia l'esecutivo non si è mosso», dice Casini in un'intervista al Resto del Carlino. «Per quanto mi sforzi di essere generoso non potrò certo votare a favore», conclude il senatore bolognese, ex leader dell'Udc. Sarà voto contrario anche per gli attuali scudocrociati. Antonio Saccone, uno dei senatori dell'Udc corteggiati da Conte, ribadisce il No parlando con Il Fatto Quotidiano. «La linea del ministro da parte nostra non è condivisibile», spiega Saccone.
Sono invece ancora in ballo i voti degli ex grillini del Gruppo Misto. Come Mario Michele Giarrusso e Tiziana Drago, che non hanno votato la fiducia. Ma anche Gregorio De Falco e Alfonso Ciampolillo che invece hanno scelto di salvare Conte. Per quanto riguarda i senatori a vita, viene considerata scontata l'assenza di Liliana Segre, mentre non ci sono ancora conferme sulla presenza o meno di Elena Cattaneo.
A Palazzo Chigi, invece, stanno cercando di salvare il salvabile, anche se l'atmosfera è tutt'altro che ottimista. Non è escluso però che gli emissari di Conte possano convincere qualche senatore in bilico (soprattutto in Iv, Fi e tra i cespugli centristi) a non partecipare al voto. Intanto i due partiti di maggioranza appaiono sempre più spaccati. Sia nel M5s sia nel Pd cresce l'insofferenza verso la strategia del «Conte o morte» e aumentano i parlamentari disposti a sacrificare Bonafede ma anche lo stesso presidente del Consiglio. «Il Parlamento ribolle», dice un grillino.
La
maggioranza del gruppo del M5s non avrebbe problemi a liberarsi di Bonafede, anche se «il governo ancora si arrocca». Ma potrebbe trattarsi solo di tattica, in vista di un «liberi tutti» che potrebbe partire dopo il voto al Senato.
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