Fumata grigia sulla Grecia, rischio Borsa

Fumata grigia sulla Grecia, rischio Borsa

Gli occhi dei grandi del mondo (e delle Borse) sono fissi sulla Grecia, i cui conti pubblici sono a un passo dal capolinea per insolvenza: nelle casse di Atene restano appena due miliardi. Anche l'ultimo tentativo di mediazione, durante il week end, al tavolo del Brussels Group in vista dell'Eurogruppo di venerdì prossimo, è andato tuttavia a vuoto: il governo di Alexis Tsipras ha ribadito il «no» a qualunque misura di austerity pretesa da Bce e Fmi in cambio dello sblocco di 7 miliardi di prestiti, di cui Atene ha bisogno come dell'aria.

La Grecia «faccia una proposta» ma «rapidamente», ha ripetuto sabato con tono ultimativo il presidente dell'Eurotower, Mario Draghi. A metà maggio la Grecia dovrà infatti restituire un miliardo al Fondo monetario internazionale di Christine Lagarde che non pare disposta a concedere dilazioni, cui si aggiungono i plichi di sirtaky-bond in scadenza e che già pagano interessi a due cifre. I greci, dimostrando tutto il proprio spirito mediterraneo, hanno tuttavia preferito finora giocare di sponda. Prendere tempo con il malcelato obiettivo di far scadere l'attuale programma di aiuti e plasmarne uno nuovo, a condizioni meno dure e compatibili con le promesse elettorali che hanno portato al potere Syriza.

«Vogliamo una soluzione sostenibile all'interno dell'euro», ma «non ci spostiamo dalle nostre linee rosse», ha detto il vicepremier Yannis Dragasakis al quotidiano To Vima senza escludere nuove elezioni o un referendum. Atene non vuole toccare le pensioni, alzare le tasse e frena sulle previste privatizzazioni. Tutte mosse molto sgradite all'Eurozona. Vista la sostanziale impossibilità a dipanare la matassa per venerdì, si lavora per arrivare a un piano perlomeno entro l'Eurogruppo dell'11 maggio.

Nell'attesa Atene potrebbe trovare un rimpallo favorevole sulla Russia di Vladimir Putin. E l'aiuto (interessato) del Cremlino alle prese con l'embargo per la crisi Ucraina, potrebbe materializzarsi già domani, sotto forma di anticipo per i diritti di passaggio dovuti per il progettato gasdotto «Turkish Stream» tra Mosca e la Turchia: si parla di 3-5 miliardi. Secondo alcune voci un'ulteriore iniezione di potrebbe poi arrivare dalla Cina, in cambio dello sfruttamento del porto del Pireo.

Il gioco su due tavoli di Trispras e del suo ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, sta sollevando, però, non poco nervosismo sia a Bruxelles sia sulle Borse, chiamate da questa mattina a digerire il proseguo dello stallo dopo che già venerdì avevano lasciato sul terreno il 2% circa (-2,4% Milano).

Draghi ha messo le mani avanti, dicendo che ora l'Eurotower è «equipaggiata molto meglio del 2010 e del 2012» rispetto al rischio contagio, ma resta il fatto che la temuta “Grexit“ - l'eventuale addio di Atene all'euro - sarebbe un colpo allo stomaco per i mercati: lo spread Btp-Bund venerdì si è riportato in area 140 punti, contro i 100 di metà marzo.

Pechino ha invece tagliato una seconda volta le riserve obbligatorie delle banche di un punto percentuale, liberando così energie per 200 miliardi di dollari. Ma difficilmente basterà a far dimenticare il dramma greco.

A metà maggio la Grecia dovrà restituire un miliardi di aiuti al Fondo monetario internazionale

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