Ora colpire duro per non essere ancora vittime

Gli equilibri internazionali in Medio Oriente, mentre Israele si prepara a qualunque eventualità

Ora colpire duro per non essere ancora vittime
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C' è qualcosa di eversivo per quanto è paradossale nel fatto che Israele funga da anatra nello stagno mentre l'Iran e gli Hezbollah, oltre ai vari altri proxy, con lo sfondo russo-cinese, si allenano e sbraitano la distruzione di Israele, che la stiano contrattando con gli Usa, discutendone con la Russia, occhieggiandola con la Cina, mentre Israele guarda e aspetta. Nella realtà Israele si prepara a ogni evento, ha un'ottima preparazione bellica, servizi segreti e fronte interno che sanno cosa dire alla popolazione, che vive la vita di ogni giorno tranquilla. Gallant aggiusta il tiro al Nord, promette agli Hezbollah che faranno una brutta fine se ci si provano; Netanyahu promette un attacco molto decisivo all'Iran se si fa avanti. Ma il fatto è che Iran e Hezbollah non parlano di vendetta, ma della loro ragione di vita, distruggere Israele. È un progetto vecchio che ha accumulato armi e un odio religioso capace di decapitare i neonati, stuprare, bruciare, rapire.

Non domani e basta: sempre, da anni, e di più ancora dal 7 ottobre, il cui seguito è stato un bombardamento continuo anche sul Nord di Israele da cui sono stati sfollati più di 100mila cittadini. Non torneranno mai più a casa per essere presi di mira ogni giorno prevedendo anche l'ingresso delle truppe di Nasrallah. Anche ieri Naharyya, Shlomi, Matsuva sono stati bombardate, 19 feriti sono stati colpiti dai droni, gli stessi che l'Iran dà a Putn contro l'Ucraina. Uno è in condizioni gravissime. Ieri i cieli dell'Iran occidentale sono stati sgomberati per far posto alle esercitazioni sofisticate dei missili delle basi di Defzul, Kermanshah, Shiraz. Il capo di stato maggiore iraniano Abdolrahim Mousavi ha detto: «Il regime sionista riceverà un colpo forte e definitivo, esso stesso capisce che va veloce verso la distruzione e non potrà salvarsi dall'annichilimento». Chi non si stupisce leggendo questa dichiarazione, ha ragione: la strategia iraniana è chiara, gli Hezbollah sono il loro scudo geografico e la loro arma mentre l'Iran è all'ultimo stadio della costruzione dell'atomica. Se per caso avesse accettato in queste ore di lasciare andare avanti gli Hezbollah («vai avanti cretino?») non stupirebbe, l'Iran tiene alla sua flotta fantasma che scavalca le sanzioni e commercia 135 milioni di barili di petrolio al giorno con Cina e Russia. Questa flotta deve cessare il suoi traffici illegali. Beirut ieri ha subito due bombe soniche dei jet israeliane. E dunque, perché non andare avanti?

La popolazione iraniana è in gran parte soggetta alla prepotenza di un regime che odia, come anche la gente del Libano non vuole essere lo strumento di guerra di Hezbollah. Questo Israele lo sa, e sa fare distinzioni. Ma vale la pena di nuovo di cercare un accordo irraggiungibile? Questo convincerebbe la gente di Israele a tornare a Kiriat Shmone? Ragionevolmente, no.

E un bell'accordo con l'Iran che consenta col permesso degli Usa di abolire le sanzioni e accumulare i soldi per la bomba atomica ci rassicurerebbe? In queste ore tutto il mondo parla del concerto cancellato in Austria a dell'attentato sventato degli integralisti islamici. Israele non è un concerto, è lo Stato del popolo ebraico, non si può cancellare. Non si può cancellare ciò che il mondo dei fanatici islamisti odia. E allora è l'ora di rendersene conto.

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