G7: non riconosceremo i confini dei russi. Guerra del grano, l'India blocca l'export

L'allarme del ministero degli Esteri tedesco Baerbock: "È una strategia intenzionale, fermano le navi, si rischia la carestia". La mossa di Modi

G7: non riconosceremo i confini dei russi. Guerra del grano, l'India blocca l'export

New York. Rafforzare l'isolamento economico e politico della Russia, continuare a fornire armi all'Ucraina e affrontare quella che Berlino ha descritto come la «guerra del grano» condotta da Mosca. Sono le conclusioni dei titolari della diplomazia del G7 dopo gli incontri in Germania, i quali hanno ribadito che «non riconosceranno mai le frontiere» che la Russia tenta di modificare con la forza, e vogliono ulteriori sanzioni che prendano di mira i settori da cui è «dipendente». Il vertice ha messo in luce anche le preoccupazioni per la sicurezza alimentare, con la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, che ha avvertito come Mosca abbia «intenzionalmente scatenato una guerra del grano»: «le consegne non sono possibili e i prezzi stanno salendo, con il rischio di carestia». «Non sono danni collaterali, è un strategia intenzionale. La Russia sta creando le basi per nuove crisi così che la cooperazione internazionale possa essere ridotta - ha proseguito - Anche senza questa guerra ci sono dei problemi nel fornire cibo a tutti e la pandemia non ha aiutato: 25 milioni di tonnellate di grano sono bloccate nei silos dell'Ucraina e il mondo ha bisogno di questo grano. La cosa più semplice sarebbe che Putin fermasse il conflitto, ma non ci ha dato nessuna speranza al riguardo».

Baerbock ha spiegato che il G7 lavorerà alla ricerca di soluzioni logistiche per far uscire le merci indispensabili dallo stoccaggio di Kiev prima dei prossimi raccolti: «Nel corso del G7 abbiamo discusso le possibili alternative, ma ci sono enormi difficoltà - ha detto - Il treno è una possibilità, ad esempio attraverso la Romania, ma ci vuole tempo. Vi sono molti colli di bottiglia. I porti del Baltico sono un'opzione, ma bisogna raggiungerli». Ieri, nel frattempo, i ministri dell'Agricoltura del G7 hanno condannato la decisione del governo indiano di bloccare l'export di ogni tipo di grano con effetto immediato (tranne gli accordi già concordati) dopo che il Paese è stato colpito da un'ondata di caldo torrido. New Delhi - seconda produttrice mondiale di grano - ha affermato che con la minore produzione e i prezzi globali notevolmente più elevati per la guerra ci sono preoccupazioni per la sua sicurezza alimentare. «Se tutti iniziassero a imporre restrizioni alle esportazioni o a chiudere i mercati, questo aggraverebbe la crisi», ha replicato il ministro dell'Agricoltura tedesco, Cem Ozdemir: «Chiediamo all'India di assumersi le proprie responsabilità come membro del G20». Oltre «20 milioni di tonnellate» di grano, ha ribadito Ozdemir, sono depositate nei silos ucraini e devono essere «urgentemente» esportate. Prima dell'invasione, l'Ucraina esportava 4,5 milioni di tonnellate di prodotti agricoli al mese attraverso i suoi porti: il 12% del grano del pianeta, il 15% del mais e metà dell'olio di girasole. Ma con i porti di Odessa, Chornomorsk e altri tagliati fuori dal mondo dalle navi da guerra russe, i rifornimenti possono viaggiare solo su rotte terrestri congestionate che sono molto meno efficienti.

Il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, intanto, ha annunciato dal suo dicastero un contributo di 2 milioni di euro in favore del settore agricolo in Ucraina. E il titolare della Farnesina Luigi Di Maio ha sottolineato che «le gravi ripercussioni della guerra sulla sicurezza alimentare nel Mediterraneo e Africa sono un primo campanello d'allarme che richiede un intervento tempestivo della comunità internazionale».

Parlando al Forum Verso Sud, Di Maio ha spiegato che «nel quadro dell'iniziativa della

presidenza tedesca del G7 sulla crisi alimentare, l'Italia organizza l'8 giugno un Dialogo Ministeriale con i Paesi del Mediterraneo in collaborazione con la Fao, per comprendere esigenze e delineare misure d'intervento».

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