Giulio Gallera non ci sta e smonta tutte le accuse nei confronti della Lombardia, accusata di essersi mossa in ritardo e dunque ritenuta colpevole di questro tsunami improvviso: "Ogni altra ricostruzione su ritardi e omissioni è priva di fondamento, vergognosa e strumentale". L'assessore al Welfare della Regione ha mostrato le carte che "non mentono": a suo giudizio è stata data "piena e pronta" attuazione alle linee guida del Ministero della Salute del 22 gennaio "che avevano per oggetto le modalità di presa in carico dei cittadini al rientro dalla Cina e i loro contatti che presentavano sintomi riferibili al Covid, trasmettendole a tutti i rappresentanti del sistema socio-sanitario il 23 gennaio, con nota G.1.2020.0002677".
L'avvocato, rispondendo ad alcuni titoli apparsi sui giornali di oggi, ha inoltre sottolineato che la segnalazione sarebbe stata diffusa ad Asst e Ats, case di cura accreditate, direttori di U.o. e di Dipartimento Malattie infettive e laboratori: "Le Ats avevano immediatamente informato tutti i medici di base e i pediatri di libera scelta". La circolare trasmessa indicava non solo le procedure di diagnosi di caso sospetto, ma anche quelle di segnalazione alle autorità sanitarie e stabiliva "i laboratori di analisi di riferimento e le prescrizioni per la presa in carico del paziente".
Tamponi prima di Codogno
Gallera successivamente ha evidenziato che il 27 gennaio, ovvero quattro giorni dopo, la Lombardia avrebbe diramato una nuova comunicazione indicando anche i 17 reparti di malattie infettive che avrebbero preso in carico i pazienti, distribuiti su tutto il territorio regionale: tale informativa "veniva trasmessa anche al residente degli Ordini dei Medici lombardi". E il 20 gennaio proprio l'Ordine dei Medici di Milano avrebbe organizzato un convegno specifico sull'argomento in questione, "invitando come relatore un rappresentante del Dipartimento di Prevenzione dell'Ats di Milano".
Il 7 febbraio sarebbero state poi approfondite le indicazioni mediante una nuova informativa che prevedeva pure norme comportamentali "per la gestione dei controlli negli aeroporti, nelle scuole, negli esercizi pubblici e negli istituti penitenziari".
L'assessore ha infine concluso facendo sapere che prima del primo caso di Codogno, risalente al 21 febbraio, sarebbero stati effettuati 100 tamponi a cittadini "con i requisiti indicati dalle prescrizioni ministeriali" - cioè provenienti dalla Cina o loro contatti - seguendo "le procedure stabilite". Ma fino ad allora le analisi "avevano sempre dato esito negativo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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