Dal gas in metro a Milano alla Scala dei Turchi rossa

Quaranta, imbianchino convertito all'islam, fermato per lo sfregio allo scoglio. Era libero

Dal gas in metro a Milano alla Scala dei Turchi rossa

Una condanna per quattro attentati non erano bastati a convincere il tribunale di Palermo a porre un freno agli atti vandalici di Domenico Quaranta, imbianchino di 49 anni, che tra le altre cose aveva piazzato nel 2002 una bombola a gas nella metropolitana di Milano e una nella Valle dei Templi di Agrigento.

I magistrati avevano rigettato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza richiesta nei suoi confronti nel febbraio 2021. E così Quaranta, non contento, ci ha riprovato e, insieme a un complice nella notte tra venerdì e sabato ha imbrattato con della sostanza chimica rossa la Scala dei Turchi, la scogliera bianca nota in tutto il mondo, tanto amata da Camilleri e Tornatore, che si trova vicino Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Ma la bravata l'ha pagata cara ed è stato denunciato per danneggiamento di beni avente valore paesaggistico insieme a F.G., anche lui di Favara, dai carabinieri della compagnia di Agrigento, coordinati dal procuratore Luigi Patronaggio.

Schiaccianti le prove a carico dei due, a iniziare dalle immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza, che hanno permesso di notare venerdè un furgone Ford Transit davanti alla Scala dei Turchi. Da lì sono scese due persone trascinando misteriosi sacchi, che contenevano la polvere di ossido di ferro. Dopo un'attenta e ripetuta analisi delle immagini, i carabinieri sono riusciti ad acquisire il numero di targa del furgone. Da quell'istante è scattata una raffica di perquisizioni fra Realmonte e Favara, Porto Empedocle e la città dei Templi. I sospetti si sono subito concentrati sull'imbianchino di Favara, convertito all'Islam, già noto per danneggiamenti simili. Nel suo furgone sono state ritrovate infatti tracce di polvere di ossido di ferro e, in un magazzino, guanti sporchi della stessa polvere e numove prove che hanno inchiodato i due alle loro responsabilità.

Quaranta sull'onda degli attentati alle Torri Gemelle, pervaso di fanatismo religioso, l'11 maggio 2002, nel mezzanino della metropolitana di Milano stazione Duomo alle 22 diede fuoco a una bombola di gas, che esplose senza far vittime. Nel novembre 2020, invece, ad Agrigento attaccò un'altra scogliera, quella di Punta Bianca. Pochi giorni prima aveva fatto esplodere una bombola di gas sulla scalinata del tempio di Concordia, e per questo episodio era stato condannato. Poi aveva danneggiato la marna di Punta Bianca. Dal 2011 al 2018 era stato sottoposto a una misura di prevenzione, ma di recente era stata rigettata da parte del tribunale, anche se la Questura gli aveva imposto di avvicinarsi ad Agrigento. Per la giudice Ettorina Contino si trattava «di atteggiamenti certamente esecrabili.. ma che non risultano avere determinato una lesione ai beni della sicurezza e tranquillità pubblica».

Ma aveva torto, perché l'attentato di Milano poteva essere una strage. Intanto domenica mattina la scogliera di marna, candidata a diventare patrimonio mondiale dell'umanità Unesco, è stata ripulita da un esercito di volontari.

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