Gaza, avviso di Israele a Hamas. Ma dai colloqui segnali positivi Al Sisi rinvia la visita da Donald

Il ministro Katz: "Cambierà l'intensità della guerra". L'Idf vuole 10 giorni in più in Libano

Gaza, avviso di Israele a Hamas. Ma dai colloqui segnali positivi Al Sisi rinvia la visita da Donald
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Il cessate il fuoco è in bilico ma i familiari di Yosef-Haim Ohana, uno dei 73 ostaggi ancora a Gaza, hanno ricevuto «una chiara indicazione» che il giovane di 24 anni rapito a Supernova Festival è fra i sopravvissuti. La speranza si mischia così all'angoscia che la tregua possa saltare dopo che Hamas ha minacciato di rinviare la liberazione dei prossimi ostaggi prevista per sabato e dopo le successive minacce di Israele e Stati Uniti. Qatar ed Egitto hanno lanciato un appello alle due parti perché si arrivi a una soluzione. E a fine giornata sono arrivati «segnali positivi», «un'atmosfera incoraggiante», dicono fonti di Hamas a Gaza. Le due parti sarebbero vicine a un accordo: Israele si sarebbe impegnato a fornire più tende, rifugi e attrezzature pesanti, dietro garanzia del rilascio del sesto gruppo di ostaggi. «Se Israele rispetterà i termini dell'accordo - fanno sapere gli islamisti scaricando le proprie responsabilità - il processo di consegna degli ostaggi avverrà nei tempi previsti e senza problemi».

Il capo negoziatore di Hamas, Khalil al-Hayya, è arrivato ieri al Cairo per colloqui che puntano a sbloccare la «crisi». La lista dei prossimi ostaggi da liberare è attesa dal gruppo estremista per domani, vigilia dell'eventuale liberazione e, se non arriverà, il presidente americano Donald Trump ha promesso che si scatenerà «l'inferno» a Gaza e il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato che la guerra riprenderà.

Hamas avverte: «Non accetteremo le minacce americane e israeliane». La Jihad islamica soffia sulle divisioni interne: «Le sorti dei prigionieri sono in mano alla resistenza e direttamente collegate alle azioni di Netanyahu, nel bene e nel male». Ma il ministro della Difesa Israel Katz replica: senza gli ostaggi «sarà guerra, differente per intensità rispetto al periodo precedente al cessate il fuoco. Non finirà senza la sconfitta di Hamas e il rilascio di tutti gli ostaggi e consentirà la realizzazione della visione del presidente Trump».

Il piano del leader Usa per ricostruire la Striscia dopo l'esodo dei palestinesi continua tuttavia a dividere. Il presidente dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas (detto anche Abu Mazen) ha ribadito che «la Palestina non è in vendita» e il presidente egiziano Al Sisi ha fatto sapere che non andrà negli Stati Uniti se in agenda ci sarà il progetto del presidente americano. Martedì il re di Giordania Abdallah è stato alla Casa Bianca per colloqui con cui Trump tenta di convincere i due Paesi, Giordania ed Egitto, ad accogliere i palestinesi che dovrebbero lasciare Gaza, lasciando intendere che potrebbe tagliare gli aiuti americani. Il re di Giordania si è detto fermamente contrario allo sfollamento dei palestinesi, i due si dicono «uniti» su questo e ora Al Sisi avverte che la questione sarà pregiudizievole al suo viaggio negli Usa.

Ieri l'esercito israeliano ha colpito due persone nei pressi di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, che stavano pilotando un drone. Secondo Al Jazeera ci sarebbero un morto e un ferito.

Disaccordi emergono intanto anche sull'altra tregua in corso, quella in Libano. L'esercito israeliano ha chiesto di poter rimanere in alcune posizioni nel sud del Paese fino al 28 febbraio prossimo, dopo che l'accordo era già esteso dal 26 gennaio al 18 febbraio.

Via libera dagli Usa alla domanda. La presidenza libanese ha invece smentito le notizie riportate dalla tv saudita Al-Hadath su un presunto accordo con Israele per la proroga, negando di avere alcuna intenzione di concederla.

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