![Gaza, l'idea di Netanyahu: "I palestinesi? In Arabia"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/12/11/1733898183-azos3wkhprnebn5uey3n-associated-press-lapresse.jpeg?_=1733898183)
Saranno liberati oggi altri tre ostaggi israeliani. Ieri pomeriggio Hamas, dopo aver ritardato al lungo e accusato lo Stato ebraico di non stare ai patti, ha fornito la lista con i nomi. Negli ultimi giorni, il gruppo islamista ha infatti denunciato che Tel Aviv tratteneva le consegne di aiuti umanitari a Gaza. Ma Israele aveva subito replicato che avrebbe risposto «duramente» se Hamas avesse ritardato nel consegnare l'elenco. Il movimento palestinese ha agito così anche per la frustrazione causata dal rinvio da parte dello Stato ebraico nel mandare una delegazione a Doha per i colloqui sulla seconda fase dell'accordo. Alla fine, verso le 18 di ieri, la lista è stata comunicata. A tornare a casa saranno Eli Sharabi, Ohad Ben Ami e Or Levy, in cambio del rilascio di 183 detenuti palestinesi, compresi 18 ergastolani. Il tutto in una tensione crescente per il timore che le recenti dichiarazioni di Donald Trump sulla Striscia possano far deragliare il processo. Il presidente Usa ha poi però rassicurato: «Nessuna fretta per il mio piano su Gaza». Ma gli attriti continuano e Hamas ieri ha pure accusato Tel Aviv di bloccare gli escavatori per il recupero dei corpi dei rapiti.
Tuttavia una delegazione israeliana è pronta a recarsi in Qatar proprio questo fine settimana per i negoziati. L'inviato Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha incontrato il premier qatarino e le discussioni si sono concentrate sulla seconda fase dell'accordo, alla luce delle consultazioni del consigliere di Trump con Benjamin Netanyahu durante la sua visita a Washington. Il leader dello Stato ebraico spinge per estendere la fase uno, puntando a ulteriori round di scambi ostaggi-prigionieri palestinesi, con l'intento di evitare il ritiro dell'esercito dal corridoio Filadelfia. Mentre il capo della Casa Bianca ha ribadito il suo desiderio di vedere tutti gli ostaggi liberati, minacciando altrimenti «più violenza», Netanyahu è stretto tra le pressioni dell'opinione pubblica per il completamento dell'intesa e il ritorno di tutti i rapiti e le sollecitazioni dei suoi alleati di governo dell'estrema destra che puntano alla ripresa della guerra e sognano una Striscia senza palestinesi.
In questa direzione è da leggersi un'intervista rilasciata da Netanyahu a Channel 14 dove ha affondato: «I sauditi possono creare uno stato palestinese in Arabia Saudita, hanno molta terra laggiù». Sulla possibilità di uno stato palestinese, il premier israeliano ha puntualizzato invece che non avrebbe mai stipulato «un accordo che metta in pericolo Israele». Crescono anche le tensioni interne. Il ministro della difesa israeliano Israel Katz ha annunciato di aver incaricato il Capo di Stato Maggiore di rimproverare Shlomi Binder, direttore dell'intelligence militare, secondo cui Israele dovrebbe «prepararsi per il mese del Ramadan», che inizierà tra circa due settimane, perché «il piano di Trump» causerà disordini. In questo quadro il Segretario di Stato americano Marco Rubio farà la sua prima visita in Medio Oriente.
Sarà in Israele, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Arabia Saudita dal 13 al 18 febbraio. E la Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, dal canto suo, minaccia: «Se gli Usa violano la sicurezza della nazione iraniana, risponderemo senza esitazione».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.