A Gaza raid a tappeto. In arrivo la fila di tank. Le azioni di forza per liberare i kibbutz. Oltre 700 le vittime

Israele attiva l'articolo 40 Aleph per la prima volta dal 1973, quando scoppiò la guerra dello Yom Kippur

A Gaza raid a tappeto. In arrivo la fila di tank. Le azioni di forza per liberare i kibbutz. Oltre 700 le vittime

Israele attiva l'articolo 40 Aleph per la prima volta dal 1973, quando scoppiò la guerra dello Yom Kippur, ed entra ufficialmente in guerra, mentre lancia la controffensiva, scandita da pesantissimi raid aerei, per respingere Hamas fuori dal suo territorio. Ma il bilancio delle vittime sale ancora, a oltre 700, un massacro senza precedenti. È stato il giorno più sanguinoso nella storia della nazione e lo Stato ebraico si prepara a quella che sembra essere una campagna estesa contro il gruppo terroristico di Gaza. Il primo ministro Benjamin Netanyahu infatti ha affermato che la guerra sarà «lunga e difficile».

Intanto i suoni ieri erano terrificanti. Nuvole di fumo nero hanno inghiottito gli edifici in tutta la Striscia. Sono state colpite postazioni militari, le case dei leader del gruppo militante, così come le banche gestite da Hamas. Uno degli attacchi israeliani più significativi ieri mattina ha preso di mira la Torre Watan, che funge da hub per i fornitori di servizi internet a Gaza. La maggior parte delle aree sono senza elettricità poiché Israele ha smesso di fornire energia. Anche ieri pomeriggio aerei israeliani hanno effettuato «intensi» attacchi e una colonna di tank sta viaggiando in direzione Sderot.

Sono in corso battaglie ancora in almeno tre comunità vicino al confine con la terra di Hamas. Il numero dei feriti negli ospedali ha raggiunto i 2.500, di cui 20 in condizioni critiche e 330 gravemente feriti. Oltre alle persone uccise e ferite, sono stati catturati un centinaio di civili e soldati. Sui social circolano video terrificanti di uomini, donne e bambini portati a Gaza, molti dei quali sembravano aver subito anche abusi. Sono stati pubblicati filmati di israeliani morti sequestrati, compresi soldati, i corpi di alcuni dei quali sono stati fatti sfilare per le strade. È noto anche che da qualche parte in Israele ci sarebbero «due cellule dormienti». Se Tsahal entrerà nella Striscia di Gaza con i carri armati, i terroristi entreranno in azione. Molti ipotizzano con degli attentati suicidi. Senza contare che potrebbe aprirsi anche il fronte della Cisgiordania, dove i coloni israeliani starebbero pianificando attacchi contro cittadini palestinesi, e quello del Libano.

Nel frattempo, più di 34 ore dopo l'inizio dell'assalto coordinato, le forze di sicurezza stanno ancora lottando per eliminare le cellule terroristiche trincerate nelle comunità devastate. Sono stati utilizzati anche carri armati. L'esercito ha perquisito l'area alla ricerca di eventuali altri che potrebbero essere ancora in territorio israeliano. Tsahal ha dichiarato che intende evacuare tutti gli israeliani che vivono vicino alla Striscia di Gaza entro 24 ore. È vero però che le scene di caos e sofferenza e il prolungato fallimento nel prendere il controllo della situazione hanno scioccato e indignato la nazione. Molti vogliono risposte sui numerosi fallimenti di intelligence, esercito e politica che hanno consentito una tale catastrofe. Ma la situazione è in evoluzione. È stata intanto istituita una stanza operativa per identificare le persone uccise negli attacchi utilizzando campioni di Dna forniti dalle famiglie. Una lunga fila di israeliani con parenti scomparsi era in fila fuori da una stazione di polizia per fornirli.

Una ragazza israeliana invece ha provveduto in maniera diversa. Ha pubblicato un accorato appello sui social con una fotografia di sua nonna nelle mani dei terroristi. «Questa è mia nonna, è stata catturata e portata a Gaza», ha scritto Adva Adar. «Il suo nome è Yaffa Adar e ha 85 anni, ha fondato il kibbutz con le sue stesse mani, credeva nel sionismo e in questo paese». L'appello fa eco alle suppliche delle famiglie delle persone sparite, molte delle quali affermano di essere state abbandonate dalle autorità. Alin Atias disperata stava cercando sua figlia Amit Buskila. «Nessuno ci aiuta - ha confessato - dov'è il governo?». Ma molti civili sono ancora rintanati nelle loro case, nascosti per paura dei terroristi che vagavano alla ricerca di vittime. Ancora ieri le forze di sicurezza hanno «neutralizzato» un'auto con palestinesi su un'autostrada che fuggiva da Gaza. Tre sono stati uccisi. Hanno dichiarato anche di aver colpito diverse di queste squadre nel sud di Israele, così come siti appartenenti ai gruppi terroristici di Hamas e della Jihad islamica nella Striscia, per lo più quartier generali utilizzati per gestire i combattimenti.

L'esercito israeliano ha detto di aver preso di mira anche un tunnel nel nord della Striscia. «Una moschea - ha spiegato il portavoce - è a fianco del tunnel e questo prova ancora una volta che Hamas deliberatamente colloca le sue strutture militari in aree civili». Più di 800 siti sono stati attaccati da Tsahal: il bilancio della Sanità dell'Autorità Palestinese parla di almeno 413 palestinesi uccisi, tra cui 78 minori e 41 donne. Altre 2.300 persone sono rimaste ferite.

La tragedia ha travalicato i confini nazionali ed è arrivata addirittura in Egitto.

Due turisti israeliani sono stati uccisi da un agente ad Alessandria. Il Consiglio di sicurezza nazionale ha sollecitato gli israeliani a lasciare l'Egitto e il Sinai il «prima possibile» e ha chiesto loro di astenersi dal viaggiare in altri Paesi del Medio Oriente.

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