In Georgia sì alla legge illiberale. Scontri in piazza

Norma sull'influenza straniera: la Ue si allontana. Folla inferocita. Gli Usa: "Fanno in tempo a cambiare rotta"

In Georgia sì alla legge illiberale. Scontri in piazza
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L'attacco alla libertà è compiuto. La Georgia ha la sua minacciata legge sugli agenti stranieri e il popolo scende in piazza per protestare contro una normativa che rischia di allontanare una volta per tutte il Paese dall'Unione Europea, per far parte della quale è candidata ufficiale dallo scorso 14 dicembre.

Il Parlamento di Tbilisi ha approvato, in terza e ultima lettura, con 84 voti favorevoli e 30 contrari, la controversa legge modellata sui provvedimenti introdotti in Russia per controllare la società e reprimere il dissenso. La legge prevede che i media, le organizzazioni non governative e altre organizzazioni non profit debbano registrarsi come «perseguenti gli interessi di una potenza straniera» se ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall'estero.

L'intento della norma, fortemente voluta dalla forza di magioranza Partito del sogno, è chiaramente quello di reprimere, come accade in Russia, media indipendenti, organizzazioni non governative e attivisti critici nei confronti del governo.

Il via libera alla legge ha scatenato nuovamente le proteste della società georgiana con le forze dell'ordine che hanno represso con la forze le manifestazioni, con gas lacrimogeni e idranti. Disordini anche in aula prima del voto, cone una decina di deputati dei due blocchi che sono venuti alle mani. Un deputato del partito al potere del Sogno georgiano è stato afferrato dalla sicurezza mentre traballava contro il seggio del leader dell'opposizione, Levan Khabeishvili. La presidente della Repubblica Salome Zurabishvili, che si è espressa in sostegno dei manifestanti pacifici, aveva anticipato che avrebbe posto il veto sulla legge. Ma Sogno georgiano ha la maggioranza necessaria per superare il veto.

Dalla parte dei manifestanti si è schierata la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, che ha guardato con speranza ai manifestanti che sventolavano bandiere con le dodici stelle. «Tbilisi, vi sentiamo, vi vediamo! Vogliono un futuro europeo, si aspettano valori e standard europei», ha scritto Metsola.

Anche gli Stati Uniti guardano il bicchiere mezzo pieno e sostengono con Vedant Patel, portavoce del dipartimento di Stato, che«il governo georgiano fa ancora in tempo a cambiare rotta».

Non la pensa così Dmitry Peskov, appena confermato portavoce del Cremlino: «Abbiamo ripetutamente affermato che si tratta assolutamente di un affare interno della Georgia e non vogliamo intrometterci in alcun modo. Vediamo un'ingerenza palese negli affari interni della Georgia da parte dell'esterno».

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