Con una decisione pubblicata ieri, la Corte costituzionale della Repubblica federale tedesca ha disposto che la legge del 14 dicembre 2020 sul Recovery fund dell'Unione europea e l'abrogazione di una decisione Ue relativa a Euratom (l'Ue dell'energia nucleare) non possano essere firmate dal presidente federale fino a una decisione della Corte costituzionale federale sulla domanda di ingiunzione provvisoria che era stata presentata nelle scorse settimane dal partito euroscettico dell'leader dell'Afd Bernd Lucke (nella foto tonda). La decisione dei giudici di Karlsruhe costituisce un inciampo sulla strada per il lancio di Next generation Eu. La decisione sulle risorse proprie è un atto giuridico che per entrare in vigore deve essere ratificato da tutti i 27 Stati membri dell'Unione. È indispensabile che ciò avvenga affinché la Commissione europea possa offrire ai mercati le obbligazioni che andranno a finanziare il piano per la ripresa post pandemia da Covid-19.
C'è un precedente, ricorda l'economista Lucas Guttenberg, vicedirettore dell'Istituto Delors di Berlino. «Nel 2012 - ha detto Guttemberg - la Corte chiese al presidente di non firmare la legge di ratifica del Mes perché doveva esaminare un ricorso d'urgenza. Dette poi il via libera qualche settimana dopo.
Ma rispetto al 2012 c'è una differenza: allora la Corte "chiese" al presidente di non firmare, oggi "ordina" di non farlo». Guttenberg ha detto anche: «Karlsruhe ama la drammatizzazione sulle vicende Ue. Ma in genere rifugge dal provocare reali intralci operativi al processo decisionale Ue».
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