Berlino Eclissato Martin Schulz, a guidare il partito socialdemocratico tedesco (Spd) tocca per la prima volta a una donna: Andrea Nahles. Già ministra del Lavoro nel precedente gabinetto Merkel e attuale capogruppo al Bundestag, Nahles è stata eletta dal congresso di Wiesbaden con il 66% dei voti delegati, una percentuale sorprendentemente bassa (rispetto al 100% raggiunto un anno fa da Schultz) e che la dice lunga sulle difficoltà del più antico partito politico tedesco. Negli ultimi sette mesi l'Spd ha percorso la propria via crucis: un tonfo alle elezioni dello scorso settembre, la promessa di tornare all'opposizione, un congresso che ha aperto la strada a una nuova alleanza con la cancelliera, fino a un referendum fra tutti gli iscritti per ratificare la decisione dei delegati. Il tutto condito dalla parabola ingloriosa di Schulz che, sceso in campo pochi mesi prima per strappare la guida del governo dalle mani di Merkel, ha finito per essere escluso dalla lista dei ministri socialdemocratici.
«Un partito si può riformare anche mentre è al governo, e io intendo dimostrarlo a partire da domani», ha promesso la leader 48enne chiamata a raccogliere i cocci dell'Spd. Da ministra Nahles ha legato il suo nome a riforme molto generose del sistema pensionistico, non è considerata una apparatcik, e al congresso ha ricevuto il sostegno dei giovani socialdemocratici, già accesi oppositori di Schulz e fautori del ritorno all'opposizione. Eppure il loro endorsement non è bastato a evitare che la sfidante Simone Lange raccogliesse 172 voti fra i 631 delegati pronunciando un mea culpa politico: «Abbiamo accettato che molta gente vivesse in povertà dopo una vita spesa a lavorare: a loro voglio chiedere scusa».
Scavalcata a sinistra, Andrea Nahles ha davanti a sé una strada in salita: raccoglie un partito fiaccato da mesi di dibattito interno e ridotto al lumicino sul piano elettorale (il 20%). Il suo margine di manovra è poi molto ridotto dall'esistenza di un patto di coalizione con i cristiano democratici. È vero che il programma del governo di große Koalition è stato in gran parte dettato dalla Spd ma è altrettanto vero, e Nahles lo sa benissimo, che la principale abilità di Angela Merkel è quella di attribuirsi meriti non suoi, scaricando sapientemente le difficoltà dell'azione di governo sui propri alleati. Una delle sfide che resta aperta è quella dell'Europa: per mesi Schulz e Nahles hanno promesso più solidarietà fra i membri dell'Ue, là dove Merkel, al di là di un sostegno di circostanza, non sembra disposta a raccogliere la sfida del presidente francese Emmanuel Macron per un bilancio comune dell'eurozona.
A Wiesbaden, Nahles ha detto di avere «un solo paradigma: quello della solidarietà in un mondo sempre più globalizzato e neoliberale». Resta da vedere se sia da intendersi a uso e consumo dei soli tedeschi o se vada estesa anche ai cittadini degli altri 18 Paesi della zona euro.
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