La Germania e l'Olanda invitano i propri cittadini a lasciare urgentemente il Libano, pessimo segnale per i venti di guerra che soffiano nell'area. «La situazione della sicurezza nella regione è altamente instabile» e «non è da escludere un ulteriore aggravamento della situazione e un'espansione del conflitto», scrive il ministero degli esteri tedesco. Proprio ieri, dopo che l'esercito israeliano è tornato a colpire postazioni di Hezbollah al confine, il primo ministro Benjamin Netanyahu si è recato anche lui alla frontiera promettendo «vittoria» anche sul fronte settentrionale, se dovesse scoppiare una guerra con Hezbollah. Anche il presidente israeliano, Isaac Herzog, al termine della sua visita di due giorni nel nord dello Stato ebraico, ha dichiarato che la comunità internazionale «non deve sorprendersi» se la situazione tra Israele e Hezbollah dovesse «finire fuori controllo» ma l'ha accusata di non fare «quasi nulla» per la piena sicurezza dei cittadini israeliani, dopo ripetute violazioni dei trattati e degli accordi internazionali da parte del Libano e di Hezbollah».
Dagli Stati Uniti, dove ha incontrato il consigliere americano per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, e il segretario di Stato Usa Antony Blinken, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha lanciato un avvertimento a Hamas: «Deve accettare» la proposta per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi annunciata dal presidente, Joe Biden, o «ne pagherà le conseguenze». Per la Casa Bianca, la visita di Gallant è stata l'occasione per ribadire la propria fiducia a Netanyahu: «Anche se non va sempre tutto bene, è il premier eletto». A proposito della polemica sulle armi, che aveva visto il primo ministro Netanyahu criticare Washington in un video, Gallant ha spiegato soddisfatto che ci sono stati «progressi significativi» e che «gli ostacoli sulla fornitura di munizioni» sono stati rimossi.
Intanto, grazie al conflitto, Netanyahu sfugge ai processi o almeno ci prova. La difesa del primo ministro ha riferito al tribunale distrettuale di Gerusalemme che, a causa della guerra, il premier potrà testimoniare nel processo per corruzione solo nel marzo del prossimo anno.
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