Tutti fuori, senza il Pd e con un occhio ai Verdi e alla sinistra radicale. La campagna elettorale è cominciata e prende forma a passi rapidi la fisionomia del M5s che correrà alle prossime elezioni del 25 settembre. Per l'occasione si fa sentire Beppe Grillo. Lo fa con un video pubblicato sul Blog e diffuso sui canali social. Il Garante si collega da Marina di Bibbona, in foulard e vestaglia fantasia, fa il verso a Mario Draghi e alla barzelletta del cuore del banchiere centrale, dice di avere «un cuore da ragioniere», ma è ai suoi che parla, non al premier dimissionario.
Attacca Luigi Di Maio, «Giggino a'cartelletta pronto ad archiviarsi in qualche ministero della Nato», non nomina mai Giuseppe Conte e disegna il ritratto di un M5s che torna alle origini. A partire dalla regola dei due mandati. «Tra 15 giorni potremmo essere morti. Non lo so ma so che i nostri due mandati sono la luce nella tenebra, sono l'interpretazione della politica in un altro modo», mette in chiaro Grillo. Che rafforza il concetto: «Vorrei che la legge sui due mandati diventasse una legge dello Stato».
Grillo aziona la ghigliottina per i 47 parlamentari del M5s che sono già al secondo mandato. Non lascia spazio a deroghe, anche se si era detto favorevole alla rotazione delle cariche, ovvero al ricambio in altre istituzioni di chi ha già fatto i due mandati in Parlamento e viceversa. Le parole del fondatore, al momento, segnano la fine della carriera politica per un'intera classe dirigente. Nessuna ricandidatura per big come Roberto Fico, Paola Taverna, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Vito Crimi, Danilo Toninelli. Un elenco lungo, che comprende ministri uscenti come Fabiana Dadone e Federico D'Incà e altri ex ministri come Giulia Grillo. Particolarmente delusa la Taverna che, nelle fasi più difficili della scissione e della crisi di governo, aveva scommesso su Conte anche con la speranza di rientrare nella mini-deroga per i «meritevoli». Mentre si parla ancora di una deroga ad hoc per il presidente della Camera Roberto Fico, che secondo alcune indiscrezioni potrebbe guidare la lista pentastellata a Montecitorio nel collegio Campania 1, che comprende la città di Napoli. E c'è chi si guarda intorno. Bonafede, ad esempio, è alla ricerca di uno studio legale dove fare l'avvocato, forse nel Foro di Milano.
«Siamo l'antibiotico del sistema», dice Grillo. Che osserva il «Parlamento decrepito» e commenta: «Quel Parlamento non se lo merita nessuno, figuriamoci Draghi». Largo a Rocco Casalino, che cerca un seggio in Puglia. E a Virginia Raggi che punta al collegio di Ostia. Mentre Chiara Appendino correrà a Torino. Alessandro Di Battista, invece, potrebbe tornare come frontman e avere un ruolo di primo piano in campagna elettorale ma non è detto che si candidi. «Ne riparliamo quando rientro, la politica non è una professione», dice in un video dalla Russia.
E c'è il capitolo alleanze. Conte risponde al post di Letta con la foto di Draghi e la scritta «L'Italia è stata tradita». «L'Italia è stata tradita da Draghi e dal centrodestra, che hanno respinto la nostra agenda sociale umiliando gli italiani», ribatte l'ex premier. L'avvocato, intanto, si vede sempre più come il «Mélenchon italiano».
Al Nazareno le porte sembrano chiuse. E il M5s studia una «coalizione popolare» con Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni, i Verdi e altri cespugli di sinistra, tra cui il movimento dell'ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
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