Dopo anni di dibattito il numero chiuso di studenti alla facoltà di Medicina verrà rivisto. E finalmente ampliato. Buona notizia per le aspiranti matricole ma anche, e soprattutto, per il sistema sanitario che, nel giro di qualche anno, potrà rimpolpare gli staff nelle corsie degli ospedali e risolvere, si spera una volta per tutti, la piaga del turn over dei medici.
Ministro Anna Maria Bernini, come cambieranno i corsi di laurea di medicina?
«Già da settembre avremo 4mila posti in più, per un totale di circa 18mila studenti in tutta Italia che potranno intraprendere la carriera di medico. È un'apertura che abbiamo fortemente voluto. Un'opportunità per i ragazzi ma anche una risposta rapida alle necessità del sistema sanitario».
La Lega di Salvini e in parte Fratelli d'Italia volevano introdurre il liberi tutti abolendo del tutto il numero chiuso. Perché non è possibile?
«Dobbiamo contemperare il diritto allo studio e alla scelta con la realtà. L'apertura indiscriminata comporterebbe un abbassamento della qualità dell'offerta formativa e non risolverebbe il nodo delle specializzazioni, rischiando di inflazionare la professione. La stima del fabbisogno è chiara: occorrono 30mila nuovi medici nei prossimi sette anni. Ora dobbiamo indirizzarli nei giusti settori».
Così riusciamo a colmare la carenza di medici?
«Questa cifra è frutto di un lavoro scrupoloso del gruppo che ha lavorato al Ministero, in accordo anche con le Regioni e le Università. Tra sette anni la curva dei pensionamenti scenderà, ci saranno meno medici in uscita, per questo l'aumento è progressivo e limitato nel tempo».
Come si fa per le università che non hanno aule?
«Si terrà conto delle capacità di ogni singola università. Con il presidente della Conferenza dei Rettori, Salvatore Cuzzocrea, abbiamo avviato una collaborazione su questo, e il ministero si sta adoperando per reperire i fondi richiesti per rendere sostenibile l'aumento. Metteremo a disposizione 23 milioni di euro, che potranno essere utilizzati anche per rafforzare le strutture».
Non teme l'effetto collo di bottiglia all'ingresso delle specializzazioni?
«Assolutamente no, perché la riforma del numero chiuso passa anche per un intervento sulle specializzazioni. Con il ministro Schillaci vogliamo ottimizzare e rendere meno burocratici gli accessi, creando dei meccanismi di incentivo affinché non vi siano squilibri come sulla medicina d'urgenza. È il secondo step su cui stiamo lavorando».
In cosa consiste il progetto Erasmus italiano?
«È un'opportunità per i nostri studenti, che potranno fare esperienze formative di qualità rimanendo in Italia. Rientra negli obiettivi Pnrr per potenziare la nostra offerta formativa. Permetterà agli studenti di costruire un percorso sempre più personalizzato. Saranno riconosciuti i crediti di esami sostenuti in altri atenei. Entro novembre l'Erasmus nazionale sarà una realtà in tutta Italia».
Numero chiuso rivisitato, affitti a misura per i fuorisede. Si tratta di riforme liberali, di apertura. Quali saranno i prossimi obiettivi?
«Puntiamo a rinsaldare ancora di più il rapporto tra università e mondo del lavoro, creare un ponte tra domanda e offerta. Penso ai dottorati innovativi industriali».
Questa è una fase delicata per Forza Italia. C'è il rischio che venga fagocitata dagli alleati. Su cosa non mollerete?
«Il presidente Berlusconi ci ha preparati per andare avanti, praticare i suoi insegnamenti e tenere viva la sua eredità politica.
Abbiamo fondato il centrodestra e ne siamo l'elemento stabilizzatore. Questa è la nostra forza, con la guida di Antonio Tajani siamo determinanti ed attrattivi, pronti a una nuova stagione di successi in onore del nostro grande padre fondatore».
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