Nelle ultime ore si stanno effettuando verifiche sul possibile rapimento di un italiano in Libia rivelato da una fonte che Il Giornale ritiene attendibile. Nessuna conferma ufficiale, ma un connazionale non sarebbe più raggiungibile nella giungla del paese nordafricano travolto dalla guerra civile. Un giallo tutto da chiarire, che al momento non è ancora catalogato come «sequestro». L'allarme è stato lanciato negli ultimi giorni e Il Giornale ha riscontrato che le verifiche erano sempre in corso fino a ieri sera. La Libia è travolta dalla guerra civile. Tripoli e la costa fino alla Tunisia sono controllate dal governo di Salvezza nazionale non riconosciuto dalla comunità intrenazionale. La milizia più forte è quella di Misurata, diventata una specie di città stato, che espande la sua influenza fino a Sirte. A ovest resiste la roccaforte dei miliziani di Zintan, che tengono prigioniero Said el Islam, il figlio più intelligente del defunto colonnello Gheddafi.
In Cirenaica sventolano le bandiere nere del Califfato grazie al gruppo armato salafita Ansar al Sharia, che controlla gran parte di Bengasi e Derna. Il parlamento e governo scaturiti dalle elezioni del 25 giugno, ma sconfessati dalla Corte suprema libica sono riuniti a Tobruk. E Beida è la base dell'ex generale Khalifa Haftar, che combatte al fianco del governo «ufficiale» contro gli islamisti con le bandiere nere e l'esecutivo di Tripoli.
La Libia rischia di diventare una Somalia, dove è aperta la caccia allo straniero. Il 13 novembre era stato rilasciato il tecnico Marco Vallisa, ultimo italiano rapito, liberato grazie a un riscatto, dopo quattro mesi di prigionia. Nel marzo dello scorso anno veniva sequestrato in Cirenaica l' impiegato di una ditta di costruzioni, Gianluca Salviato, poi rilasciato il 15 novembre.
Altri due italiani restano nelle mani dei tagliagole: padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita preso in ostaggio in Siria dallo Stato islamico, che in molti temono
sia stato ucciso e il cooperante Giovanni Lo Porto sequestrato il 19 gennaio 2012 in Pakistan. Se fosse confermato il nuovo caso in Libia confermerebbe che l'Italia è il bancomat dei terroristi.www.gliocchidellaguerra.it
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