La saga della casa reale giordana riserva ogni giorno colpi di scena. Tanto che ieri Amman ha imposto il divieto di pubblicare qualsiasi cosa riguardasse il caso del principe Hamzeh bin Hussein, accusato di ordire un colpo di stato contro il fratellastro, il re Abdullah II. L'ordine arriva il giorno dopo che l'ex erede al trono aveva firmato una dichiarazione in cui riaffermava la sua fedeltà al monarca. «Per assicurare il rispetto della segretezza delle indagini dei servizi di sicurezza sul principe Hamzeh e altri soggetti, è stato deciso di vietare la pubblicazione di qualsiasi cosa relativa all'indagine in questa fase», ha spiegato alla televisione il magistrato Hassan al-Abdallat. I trasgressori saranno sottoposti a sanzioni penali. Ma la disposizione difficilmente fermerà le continue fughe di notizie. Ieri è emerso un nuovo audio. È la registrazione dell'incontro fra il principe Hamzeh e il capo di Stato maggiore dell'esercito, Yousef Huneiti. L'audio è circolato poco dopo che il palazzo e un mediatore vicino al principe Hamzeh hanno riferito che era in corso una trattativa.
Nella registrazione si sente il capo dell'esercito dire che il principe viene punito per incontri avuti con persone che «hanno cominciato a parlare più di quanto avrebbero dovuto». Hamzeh ha criticato apertamente le politiche del governo e ha stretto legami con potenti leader tribali, in una mossa considerata una minaccia al re. Ma il principe nel corso della conversazione si infuria e alza la voce arrabbiato contro Huneiti: «Vieni da me e mi dici a casa mia cosa fare e chi incontrare nel mio Paese, chi del mio popolo? Mi stai minacciando?». E ancora: «La cattiva performance dello Stato è a causa mia? Perdonami ma gli errori sono colpa mia?». Il generale Huneiti, parlando con voce calma, nega di averlo minacciato e dice che sta semplicemente consegnando un messaggio da parte di capi dell'intelligence, ma Hamzeh gli grida addosso e gli chiede di andare via. Nessun accenno al coinvolgimento nella vicenda di potenze straniere.
La registrazione trapelata è arrivata il giorno dopo che il principe ha firmato una lettera rilasciata dalla corte reale. «Gli interessi della patria devono rimanere al di sopra di ogni altra cosa, e dobbiamo tutti sostenere sua maestà il re e i suoi sforzi per proteggere la Giordania e i suoi interessi nazionali», diceva Hamzeh nella lettera dattiloscritta firmata in presenza del principe Hassan, lo zio utilizzato per mediare il conflitto. Hamzeh è molto temuto dalla corte perché ha un seguito nel Paese, per la sua sorprendente somiglianza con suo padre, il defunto re Hussein. I video del principe sono spesso condivisi quando il malcontento bolle nel regno e molti in più occasioni lo hanno invocato per salvare la nazione.
Ma ora anche le potenze della regione iniziano a muoversi. Lunedì c'è stata una visita non programmata in Giordania da parte di una delegazione saudita di alto rango, guidata dal ministro degli Esteri Faisal bin Farhan al-Saud. Riad ha offerto il suo «pieno sostegno al re Abdallah II» e i funzionari sauditi hanno chiesto il rilascio di Bassem Awadullah, un personaggio di spicco arrestato sabato. Awadullah è un ex consigliere supremo del re e ha servito come inviato speciale del monarca in Arabia Saudita, che gli ha concesso la cittadinanza. Anche se la Giordania ha solo circa 10 milioni di abitanti, ha un'importanza strategica enorme in una regione turbolenta.
Confina con Israele e la Cisgiordania, la Siria, l'Irak e l'Arabia Saudita, ospita truppe statunitensi e milioni di palestinesi e oltre mezzo milione di rifugiati siriani. «Questo è solo l'inizio di una crisi e non la fine», ha detto il capo dell'istituto di ricerca Phenix Center for Economic and Informatics di Amman.
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