Le amministrazioni pubbliche devono «concentrare tutti gli sforzi sulle opere e le iniziative del Pnrr entro il 2026, prima di altri tipi di investimenti e di altre spese in conto capitale, perché l'Italia ha la necessità che tutti i fondi vengano spesi». È quanto ha sottolineato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti (in foto), nell'incontro di ieri a Palazzo Chigi con le associazioni datoriali sulla manovra. Le nuove regole di contabilità Ue rendono, ha evidenziato, «importante allineare il profilo dalla spesa agli effettivi stanziamenti di bilancio». Si tratta di una precisazione seguita a quanto dichiarato dallo stesso Giorgetti sempre ieri all'assemblea di Confimi Industria durante la quale ha ribadito che in Ue è presente «la richiesta dell'Italia di prorogare il Pnrr e spero venga soddisfatta». Le misure devono essere completate entro il 2026, ha aggiunto, «altrimenti le risorse si perdono». E proprio il Patto di Stabilità, frenando la spesa primaria, taglia gli investimenti. L'Italia nel 2024 spenderà 20 miliardi del Piano chiudendo a quota 62 miliardi su 194,4 miliardi totali. Restano poi 20 mesi per spendere gli altri 132 e, poiché la spesa pubblica deve essere contenuta, bisogna privilegiare quelle uscite nel caso fosse concessa la proroga.
Giorgetti ha inoltre confermato la volontà del governo di continuare a lavorare per «il reperimento di risorse da destinare a significative riduzioni del carico fiscale del ceto medio». Obiettivo che si conta di raggiungere con la riapertura del concordato tagliando la seconda aliquota Irpef dal 35 al 33%, inserita tra le priorità di Confcommercio che, come Confindustria, ha chiesto anche l'Ires premiale. «C'è apertura», ha detto il dg di Confindustria, Maurizio Tarquini. Intanto, in Parlamento si lavora alacremente per tagliare gli emendamenti alla legge di Bilancio con l'individuazione di 600 proposte, ripartite in 250 della maggioranza, 320 per l'opposizione e 30 per il gruppo Misto. È quanto ha deciso ieri l'Ufficio di presidenza della commissione Bilancio della Camera, successivamente a un vertice governo-maggioranza, per ridurre la mole di oltre 4.500 modifiche presentate.
In Senato, invece, procede il decreto Fiscale. La Lega ha inserito tra gli emendamenti segnalati la conferma del taglio del canone Rai a 70 euro anche per il 2025 con una spesa di 430 milioni. Fdi ha insistito per aggiungere tra i criteri di revisione dell'Isee anche le criptovalute e le rimesse di denaro. Il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, ha spiegato i contenuto dell'articolo del dl Concordato bis che amplia la platea del bonus Natale da 100 euro anche ai genitori con figli a carico. «Passeremo da poco più di un milione di contribuenti ad oltre 4,5 milioni», ha dichiarato rimarcando che «viene eliminato il requisito di avere il coniuge a carico» e che «si tratta di una ulteriore spinta per i consumi natalizi».
Nel dl Fisco, invece, Fi ha segnalato un emendamento per varare un contributo da parte delle grandi piattaforme digitali internazionali agli operatori di rete fissa e mobile. Una simile proposta di maggiorata è saltata dal ddl Concorrenza. Ritentar non nuoce.
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