Tre ore e più di domande e risposte per la conferenza fiume di fine anno, che poi è stata di inizio, per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Sto a morì, regà», è stato il commento del premier quasi alla fine della conferenza, a manifestazione di una stanchezza. Linguaggio istituzionale e colloquiale sono stati alternati da Meloni nel corso della lunghissima conferenza, con anche qualche battuta di spirito a smorzare una tensione che, a tratti, si è percepita. Abbiamo chiesto un'analisi dell'incontro coi giornalisti a Domenico Giordano, spin doctor di Arcadia, agenzia di comunicazione a connotazione politica.
Dottor Giordano, quale può essere il giudizio sintetico sulla conferenza del premier?
«Credo che alla fine il giudizio sia positivo. Giorgia Meloni ha affrontato la conferenza stampa lavorando tanto, rispetto al passato, sull'esperienza e sull'astuzia e lasciando da parte un atteggiamento più spavaldo o battagliero nei confronti dei giornalisti. Anche rispetto alle domande più scomode che le sono arrivate».
Una scelta di comunicazione o una necessità?
«In parte, questa remissività, in modo particolare nei toni, nella postura e nelle espressioni facciali, è stata determinata dai recenti fastidi di salute, ma anche dalla opportunità di non alzare il volume del confronto con la stampa. Una velata captatio benevolentiae messa in campo in modo quasi naturale da tanti leader per provare, soprattutto nei frangenti più delicati, a distendere le diverse posizioni critiche. E di momenti delicati nelle ultime settimane e giorni, come hanno riportato le cronache, ce ne sono stati diversi, anche abbastanza stressanti da un punto di vista personale».
Anche alla luce di questa conferenza, quale è il sentiment dei cittadini?
«Analizzando le espressioni di chi manifesta online il proprio pensiero, Meloni continua a conservare un sentiment positivo abbastanza corposo. C'è una vincolo di fiducia, che si rinnova nella crescita costante di nuovi follower per il presidente del Consiglio, che va avanti senza sosta fin dal giorno dell'insediamento».
I media e la politica hanno molto polemizzato sul ritardo della conferenza, mentre il «mondo reale» come ha reagito?
«Il ritardo della conferenza stampa non ha prodotto alcun riverbero nell'opinione pubblica, né negativo né positivo, per due motivi. In primis, perché in questi giorni di festa, tutti siamo interessati ad altro e non a discutere della mancata approvazione del MES o dello slittamento dell'incontro con i giornalisti, in secondo luogo, alla Meloni va dato atto di sapere calamitare l'attenzione ogni qualvolta entra in scena».
Se dovesse darle un voto, quale sarebbe?
«Credo che Giorgia Meloni meriti
un 7 pieno perché ha avuto, nonostante alcuni passaggi meno felici, l'intelligenza di comprendere che questa era la conferenza stampa che andava indirizzata sul binario della comprensione e non su quello della avversione».
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